Licenziata dopo uno stupro di gruppo: la tragica storia di una manager torinese a Milano

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Licenziata dopo uno stupro di gruppo: la tragica storia di una manager torinese a Milano - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 1 Giugno 2024 by Giordana Bellante

Una giovane manager torinese di 32 anni, residente a Milano, ha subito un destino beffardo dopo essere stata vittima di uno stupro di gruppo in un locale sui Navigli nel marzo del 2023. La donna, che lavorava per un’azienda specializzata nel commercio di brand di lusso con sede legale in Olanda e operativa ad Assago, al confine con il capoluogo, è stata licenziata con la motivazione di non essere più “efficiente” e le è stata offerta una buonuscita di 5 mila euro.

La vicenda, riportata da ‘La Stampa’, ha suscitato indignazione e sconcerto, in quanto la vittima, dopo aver ricevuto iniziali attestazioni di solidarietà da parte dei colleghi e dei dirigenti dell’azienda, si è ritrovata a dover affrontare una dura realtà fatta di pregiudizi e mancanza di comprensione.

Una notte di orrore e le conseguenze psicologiche

La tragica notte in cui la donna è stata vittima di violenza sessuale ha avuto inizio dopo una festa, durante la quale sia lei che i tre presunti responsabili avevano esagerato con l’alcol. giovani, tutti tra i 23 e i 27 anni e considerati amici della vittima, sono stati identificati e arrestati dai carabinieri, mentre la donna è stata curata in ospedale.

Nei sei mesi successivi, la vittima ha dovuto affrontare una serie di ricoveri in ospedale, sedute interminabili da psicologi e psichiatri e la costante preoccupazione dei famigliari che temevano potesse arrivare a togliersi la vita. Nonostante il sostegno ricevuto dai colleghi e dai dirigenti dell’azienda, che le avevano assicurato la loro vicinanza, la donna ha tentato di tornare al lavoro a settembre, ma ha presto realizzato di non essere ancora pronta per far fronte alle sfide professionali.

Il 16 gennaio scorso, si è chiusa l’udienza davanti al gup di Milano, con una condanna a 3 anni e 7 mesi di reclusione con rito abbreviato per due dei tre giovani imputati per violenza sessuale di gruppo, mentre il terzo è stato rinviato a giudizio.

Tuttavia, l’11 marzo, la società per cui la donna lavorava da tre anni le ha consegnato una lettera di licenziamento “per giustificato motivo”, sostenendo di aver deciso di riorganizzare le proprie attività, sopprimendo la posizione di ‘Service Merchandiser’ da lei ricoperta e ridistribuendo le sue mansioni tra altri dipendenti.

La lavoratrice, convinta di aver subito un’ingiustizia, ha impugnato il licenziamento, dando il via a una battaglia legale che si preannuncia lunga e complessa, ma necessaria per rivendicare i propri diritti e ottenere giustizia.

Il caso della manager torinese licenziata dopo aver subito uno stupro di gruppo mette in evidenza l’urgente necessità di affrontare il problema della violenza sessuale e delle conseguenti discriminazioni sul lavoro, promuovendo una cultura della solidarietà e del sostegno alle vittime, affinché possano riprendere in mano la propria vita e ricostruire il proprio futuro.

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