L’importante protocollo d’intesa per il rilancio dell’Appennino centrale: misure per l’integrazione uomo-natura

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L'importante protocollo d'intesa per il rilancio dell'Appennino centrale: misure per l'integrazione uomo-natura - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 5 Agosto 2024 by Redazione

Il laboratorio Appennino centrale, esteso su 8.000 chilometri quadrati nel cratere del sisma del 2016, è stato designato dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste come area strategica per l’applicazione di misure finalizzate all’integrazione sostenibile tra uomo e natura. Queste iniziative mirano non solo a incentivare la produzione economica, ma anche a promuovere un uso attivo delle risorse locali attraverso il rilancio dell’attività agro-silvo-pastorale, contrastando così l’approccio assistenzialistico.

Il protocollo d’intesa per il supporto al cratere del sisma

Obiettivi e finalità

Il recente Protocollo d’Intesa siglato dal Masaf e dalla Struttura commissariale 2016 del cratere del sisma del 2016 ha come obiettivo principale la realizzazione di un progetto innovativo che stimoli l’economia locale, attraverso pratiche sostenibili e iniziative di partecipazione da parte di cittadini e imprese. Queste azioni si concentrano sull’illustrazione e valorizzazione delle potenzialità economiche del territorio, mirando a promuovere attività agro-silvo-pastorali.

Il protocollo rappresenta un passo cruciale per rimuovere le barriere all’integrazione sostenibile. Infatti, le ingenti opere di ricostruzione post-sisma devono percorrere un binario di valorizzazione della biodiversità e delle pratiche agricole, integrando l’intervento pubblico con il contributo delle comunità locali.

Le modalità di attuazione

Il Ministero dell’Agricoltura ha previsto una serie di incontri e workshop con le comunità locali, le istituzioni e gli enti coinvolti. Questi momenti di dialogo serviranno per esplorare le potenzialità di sviluppo del territorio, affiancando le misure economiche con un forte componente sociale. L’idea è di approntare un circolo virtuoso che favorisca l’uso produttivo delle risorse, generando prospettive di lavoro stabili.

Francesco Lollobrigida, il titolare del Masaf, ha sottolineato come queste iniziative siano cruciali per la rivitalizzazione delle aree terremotate. Secondo Lollobrigida, una gestione attenta delle risorse agro-silvo-pastorali è fondamentale per il ripopolamento e la manutenzione dei territori, che hanno subito danni significativi a causa della mancanza di popolazione e dell’abbandono.

Le sfide economiche e ambientali dell’Appennino centrale

Le difficoltà del settore agroalimentare

Il comparto agroalimentare dell’Appennino centrale si trova a fronteggiare numerose difficoltà, aggravate dalla crisi economica e dai cambiamenti climatici. L’aumento dei costi di produzione e delle tariffe energetiche ha reso particolarmente difficile per gli agricoltori locali mantenere la loro attività. Le sfide sono amplificate dall’ulteriore spopolamento delle aree montane, un fenomeno che ha visto una accelerazione significativa a partire dai terremoti del 2016.

La scomparsa della popolazione ha avuto un impatto diretto sulla cura e manutenzione del paesaggio agricolo, causando danni a lungo termine sia per l’economia locale sia per l’ambiente. In questo contesto, lo sviluppo delle pratiche agro-silvo-pastorali, che hanno radici storiche profonde nella zona, è visto come una soluzione per evitare il degrado del territorio e il conseguente abbandono delle risorse naturali e culturali.

L’importanza della collaborazione

Il Commissario straordinario del Governo, Guido Castelli, ha commentato che il protocollo d’intesa firmato rappresenta un passo significativo nell’ambito di una strategia più ampia del Governo Meloni per sostenere l’Appennino centrale e i suoi abitanti. L’integrazione delle attività produttive e la partecipazione attiva delle comunità sono elementi chiave per affrontare le problematiche croniche del settore agroalimentare.

Il messaggio forte che emerge è quello dell’importanza della cooperazione tra pubblico e privato, tra istituzioni e comunità locali. Le misure attenuate dall’intesa non solo nascono dal dialogo, ma devono continuare a evolversi seguendo le reali necessità del territorio, in modo da garantire che ogni iniziativa sia sostenibile, inclusiva e adatta agli impegni ambientali e sociali che caratterizzano l’era contemporanea.

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