L'Intricata Compravendita della Villa Alberoni: un Caso di Riciclaggio Financeiro - Occhioche.it
L’interesse intorno alla villa in Versilia appartenuta a Francesco Alberoni si intensifica in seguito alla sua compravendita avvenuta in circostanze misteriose. Dimitri Kunz D’Asburgo, legato a Daniela Santanchè, e Laura De Cicco, moglie di Ignazio La Russa, acquistano la villa dagli Alberoni per 2,45 milioni e la rivendono rapidamente a Antonio Rapisarda per 3,45 milioni. La Guardia di Finanza viene incaricata di indagare sul possibile riciclaggio finanziario dietro questa transazione, puntando a scoprire se una parte dei fondi sia stata utilizzata per coprire debiti legati all’azienda Visibilia.
Le indagini su Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria rivelano un intricato quadro di irregolarità finanziarie. Daniela Santanchè, Dimitri Kunz D’Asburgo e Paolo Concordia si trovano sotto accusa per presunte omissioni nei versamenti previdenziali al punto che risulta mancante una somma superiore ai 120mila euro. La tensione si fa palpabile anche tra i dipendenti, come testimonia Federica Bottiglione, ex responsabile Investor Relations di Visibilia. Le accuse di truffa aggravata si concentrano sui presunti abusi nella gestione della Cassa Integrazione Guadagni durante la fase critica del Covid-19.
Federica Bottiglione, protagonista di un dialogo cruciale registrato, mette in luce la disperazione e la consapevolezza dei reati commessi nell’ambiente lavorativo di Visibilia. Bottiglione, nel confessare di non essere l’unica vittima della situazione, evidenzia la gravità dei malaffari finanziari che coinvolgono la società. Il confronto diretto con Kunz D’Asburgo rivela la sfiducia e l’inganno perpetuati nei confronti dei dipendenti, sottolineando la necessità di una maggiore trasparenza e rispetto nell’ambiente lavorativo.
L’inchiesta sulla compravendita della villa Alberoni e sulle pratiche finanziarie di Visibilia mette in evidenza un panorama oscuro di intrighi e manipolazioni. Le dinamiche sfuggenti dei dirigenti e le tensioni interne alla società emergono come elementi chiave di un sistema corrotto in cui la trasparenza e l’etica aziendale vengono sacrificate sull’altare del guadagno. La vicenda rivela una rete intricata di interessi personali e pratiche discutibili, mettendo in luce la fragilità etica di coloro che si trovano al vertice delle decisioni finanziarie.
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