Ultimo aggiornamento il 5 Febbraio 2024 by Redazione
Il ‘panico da Ariston’: come l’osteopatia foniatrica aiuta i cantanti a prepararsi per Sanremo
Il sipario sta per alzarsi sui 30 artisti in gara al 74esimo Festival di Sanremo. Dalle vecchie glorie della musica italiana alle nuove leve, dai veterani della kermesse ai debuttanti, c’è un fil rouge che affratella i cantanti in attesa di esibirsi: il ‘panico da Ariston’, la paura che un acuto possa tremare, che un tono basso muoia in gola, che il fiato non regga. Evitare stecche non è solo una questione di mestiere, ma anche il frutto di un lungo lavoro di squadra che coinvolge tanti professionisti della voce. Una di loro è Valentina Carlile, nome di punta dell’osteopatia foniatrica, che nella sua carriera ha collaborato a tour di star nazionali e internazionali. Sotto le sue mani stelle del pop, come pure ‘ugole’ della lirica. Anche quest’anno l’esperta ha aiutato a preparare alcuni concorrenti di Sanremo e all’Adnkronos Salute spiega come li accompagna “dalla sala prove al palco”.
L’importanza dell’osteopatia foniatrica per i cantanti
“L’organo musicale più antico, più vero, più bello, la sola origine alla quale la nostra musica deve il suo essere, è la voce umana”. Nata a Sesto San Giovanni nel 1974, studio a Milano, Carlile ha scelto questa frase di Richard Wagner come biglietto da visita per presentare su Internet l’attività che la assorbe da quando, nel 2002, si è messa “al servizio di chi lavora con la voce”. Che proprio come uno strumento va ‘accordata’ e manutenuta, perché davanti al pubblico – soprattutto di fronte a quello dell’Ariston – improvvisare non si può. “Si comincia a lavorare a dicembre – racconta – subito dopo Natale. Appena dopo la presentazione ufficiale del titolo del brano in gara a Sanremo”, all’osteopata dei cantanti “iniziano ad arrivare le richieste di vocal coaches e gli invii foniatrici per l’assistenza alla preparazione degli artisti”.
Come avviene la preparazione dei cantanti
Cosa succede esattamente? “L’artista – descrive Carlile – viene accolto in studio con la segnalazione di quelle che sono le sue difficoltà o i punti di debolezza nell’esecuzione, che possono variare da dolori dorsali, salti di nota o rotture al passaggio fra una nota e l’altra, a tensioni mandibolari o disturbi nel tuning a livello di feedback acustico. Quasi sempre ad accompagnare il cantante ci sono il manager o il vocal coach con i dati della visita foniatrica. Si inizia allora a fare una valutazione con test, palpazione e, se necessario, anche monitoraggio strutturale di tutto il ‘motore della voce’, dal torace (partendo dal diaframma e dai suoi ancoraggi), al vero e proprio tratto vocale con le sue strutture associate, e si comincia a impostare un piano di trattamento”.
Nei mesi che separano il cantante dalla scalinata dell’Ariston, il programma terapeutico stilato dall’osteopata procede “di pari passo con il lavoro in voce per permettere all’artista il massimo comfort e la massima libertà e resa esecutiva – prosegue l’esperta – e si pianificano delle sedute in accordo con gli impegni pre-kermesse”. Un delicato incastro tra “interviste, prove in sala, prove in teatro e altri mille appuntamenti”.
“In tutto questo percorso – sottolinea Carlile – il vocal coach diventa il ‘caregiver’: sarà lui che seguirà l’artista fino all’ingresso sul palco, quindi al cantante e al suo vocal vengono insegnate strategie di autotrattamento per la gestione degli elementi vocali anche in caso di difficoltà last minute”. Siccome però una performance perfetta dipende dalla voce, ma anche dall’orecchio, sarà “importantissima la sincronia con il sistema acustico”, l’apparato uditivo, “che verrà valutato dall’audiologo foniatra così da poter trasmettere i dati più corretti al fonico una volta arrivati in teatro”. Insomma, “il tempo non è mai troppo – precisa l’osteopata – e prepararsi è uno ‘slalom’ dentro un immenso calendario di impegni, ma lo stretto contatto tra tutte le figure che seguono gli artisti è fondamentale perché il risultato sia il migliore”.
Consigli dell’osteopata per la serata di Sanremo
Dritte della vigilia? “Sicuramente – osserva Carlile – una delle difficoltà della prima serata è il dover cantare in un teatro pieno dopo aver fatto le prove a teatro vuoto. Questo a volte porta l’artista a spingere un po’ di più la voce per ovviare a piccoli aggiustamenti di feedback”. Il consiglio è “cercare di seguire solo le sensazioni fisiche vocali, senza aggiungere o modificare quanto assimilato in preparazione e in prova, in modo da non creare piccoli sovraccarichi che potrebbero pesare sulla voce nelle serate a seguire”. Chi poi volesse sfruttare a proprio vantaggio anche l’attesa dietro le quinte potrà mettere in pratica le ‘manovre’ apprese dall’osteopata: “Automassaggio dei muscoli masticatori e della catena linguale superiore – prescrive l’esperta – abbinato ai consueti esercizi di riscaldamento e raffreddamento vocale, prima di esibirsi e dopo averlo fatto”.