Macellaio di Reggio Calabria in carcere per omicidio: uccide un ladro e ne ferisce un altro

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Macellaio di Reggio Calabria in carcere per omicidio: uccide un ladro e ne ferisce un altro - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 31 Maggio 2024 by Francesca Monti

Un macellaio di Reggio Calabria, Francesco Putortì, di 48 anni, è stato arrestato e posto in custodia cautelare in carcere per aver ucciso un ladro, Alfio Stancampiano di 30 anni originario di Catania, e averne ferito un altro, Giovanni Bruno, di 46 anni anche lui catanese. secondo il gip Giovanna Sergi, ci sono “gravi indizi di colpevolezza a carico di Putortì in ordine ai reati ascritti nella provvisoria imputazione”.

‘omicidio e il ferimento sono avvenuti lunedì mattina nell’abitazione di Putortì in contrada Oliveto di Rosario Valanidi a Reggio Calabria, dove i due ladri erano entrati. Stancampiano è stato ferito con un colpo di coltello ed è stato abbandonato dai complici nei giardini dell’ospedale Morelli, dove poi è morto, mentre Bruno, dopo aver traghettato per la Sicilia, è stato costretto a recarsi all’ospedale di Messina dove è ricoverato.

Il gip ha accolto la richiesta del pm Nunzio De Salvo di arresto in carcere per Putortì, sostenendo che la circostanza per la quale Putortì “non abbia riportato alcuna lesione, il numero di colpi inferti ai due malcapitati in parti vitali e, quanto al Bruno, alla schiena, il fatto che i due non avessero brandito armi contro l’indagato, la stessa ricostruzione dei fatti fornita da quest’ultimo allorquando descriveva l’allontanamento immediato dei ladri da casa non appena si era aperta loro la via di fuga giù per le scale, lasciano ritenere come l’intento manifesto dei malviventi, allertati della presenza in casa del proprietario, fosse proprio quello di darsi alla fuga immediata da quei luoghi, magari spintonando il proprietario per farsi strada, e non quello di nuocere alla sua incolumità”.

Putortì, difeso dagli avvocati Maurizio Condipodero e Giulia Dieni, secondo il giudice non era in pericolo di vita. “Pur in presenza di un’offesa al patrimonio in atto , – scrive il gip – nel caso di specie risulta difettare proprio il pericolo, inteso come probabilità o rilevante possibilità di subire un’aggressione alla propria incolumità fisica”.

“‘uomo, infatti, sapendo che moglie e figlio erano fuori casa e spinto a difendere la sua proprietà, piuttosto che ricorrere alle forze dell’ordine, come avrebbe potuto fare agevolmente tanto più che i ladri non si erano accorti del suo arrivo, aveva deciso di armarsi di coltello e di sorprendere i due che poi aveva colpito anche mortalmente. Non a caso, a confermare la siffatta ricostruzione vi è il numero di colpi inferti in danno delle vittime, che lascia intendere un trasmodare della condotta reattiva e non necessaria dell’indagato”.

Nei confronti di Putortì, per il quale è stata rigettata la richiesta di arresti domiciliari avanzata dai legali, il gip Sergi ha riconosciuto non solo il pericolo di fuga e di inquinamento del materiale probatorio ma anche “il concreto e attuale pericolo che l’indagato commetta altri gravi delitti della stessa specie di quello per cui si procede, considerate le modalità e le circostanze della condotta criminosa, che manifestano una scaltrezza ed una facilità nell’agire illecito che promettono il ripetersi di analoghi comportamenti”.

Le indagini sull’omicidio di Alfio Stancampiano e il ferimento di Giovanni Bruno”*”

Le indagini sull’omicidio di Alfio Stancampiano e il ferimento di Giovanni Bruno continuano per fare luce sulla dinamica dei fatti e sulle responsabilità di Francesco Putortì. Secondo quanto ricostruito finora, Putortì avrebbe sorpreso i due ladri all’interno della sua abitazione e, armato di coltello, li avrebbe aggrediti. Stancampiano è stato ferito con un colpo di coltello ed è stato abbandonato dai complici nei giardini dell’ospedale Morelli, dove poi è morto, mentre Bruno, dopo aver traghettato per la Sicilia, è stato costretto a recarsi all’ospedale di Messina dove è ricoverato.

Il gip Giovanna Sergi ha convalidato l’arresto di Putortì e ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti, accogliendo la richiesta del pm Nunzio De Salvo. Secondo il giudice, Putortì non era in pericolo di vita e non aveva motivo di reagire con tanta violenza. Inoltre, il gip ha sottolineato che i due ladri non avevano brandito armi contro l’indagato e che la loro intenzione era probabilmente quella di darsi alla fuga immediata.

Putortì è difeso dagli avvocati Maurizio Condipodero e Giulia Dieni, che hanno avanzato richiesta di arresti domiciliari per il loro assistito, richiesta che è stata rigettata dal gip. Oltre al pericolo di fuga e di inquinamento del materiale probatorio, il giudice ha riconosciuto “il concreto e attuale pericolo che l’indagato commetta altri gravi delitti della stessa specie di quello per cui si procede, considerate le modalità e le circostanze della condotta criminosa, che manifestano una scaltrezza ed una facilità nell’agire illecito che promettono il ripetersi di analoghi comportamenti”.

Le indagini continuano per fare piena luce sulla dinamica dei fatti e sulle responsabilità di Putortì. ‘omicidio di Stancampiano e il ferimento di Bruno hanno scosso la comunità di Reggio Calabria e hanno riacceso il dibattito sulla legittima difesa e sulle modalità con cui i cittadini possono difendere la propria proprietà e la propria incolumità. La vicenda giudiziaria di Putortì sarà seguita con attenzione per comprendere se la sua reazione sia stata proporzionata alla minaccia subita o se sia stata eccessiva e quindi punibile penalmente.

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