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Malattia di Totò Schillaci: il tumore del colon e l’importanza della diagnosi precoce

Il celebre capocannoniere Totò Schillaci, simbolo delle famose “notti magiche” di Italia ’90, è tornato al centro dell’attenzione per la sua battaglia contro il tumore del colon, diagnosticato diversi anni fa. Attualmente ricoverato in ospedale, affronta nuovamente questa insidiosa malattia. Secondo Maurizio Vecchi, rinomato professore di gastroenterologia all’università degli Studi di Milano, il tumore del colon è secondo solo a quello al seno per frequenza nei ricoveri e nelle nuove diagnosi. Questo articolo esplora l’incidenza di questa neoplasia e l’importanza della prevenzione e dello screening.

L’incidenza del tumore del colon

Dati allarmanti e diagnosi crescenti

Il rapporto annuale ‘I numeri del cancro’ evidenzia un quadro preoccupante per il 2023, con circa 50.000 nuove diagnosi di tumore del colon-retto, cifra che colloca questa malattia ai vertici delle patologie oncologiche. Solo il tumore al seno, con circa 55.900 nuovi casi, supera questa statistica. Il professor Maurizio Vecchi sottolinea che questa neoplasia si sta rivelando una costante minaccia per la salute pubblica, con una prevalenza che colpisce sia uomini che donne, richiedendo pertanto un’attenzione particolare.

Il panorama attuale non è solo statisticamente preoccupante, ma segna anche un cambiamento significativo nel profilo demografico dei pazienti. Negli ultimi anni, infatti, si è assistito a un aumento dei casi tra persone più giovani, il che ha portato gli esperti a considerare un abbassamento dell’età di inizio dello screening, attualmente fissato a 50 anni. La rilevanza di questi sviluppi non può essere sottovalutata, in quanto potrebbe avere un impatto diretto sulla mortalità associata a questa malattia.

L’importanza della diagnosi precoce

Screening e prevenzione: una via d’uscita dalla malattia

Il professor Vecchi enfatizza l’importanza dello screening, soprattutto considerando che il tumore del colon, se diagnosticato nelle fasi iniziali, può essere curato con successo, garantendo una sopravvivenza a cinque anni superiore al 90%. Nonostante l’evidenza scientifica, la partecipazione della popolazione ai programmi di screening è allarmantemente bassa: solo il 30-40% degli individui si presenta per i test, un tasso ritenuto insoddisfacente.

Il programma di screening attuale prevede un test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, eseguibile gratuitamente ogni due anni a partire dai 50 anni. Questo test, se positivo, porta a un accertamento di secondo livello tramite colonscopia. Sebbene il passaggio a questo esame possa incrementare l’adesione, è cruciale promuovere la sensibilizzazione riguardo l’importanza dello screening per modificare le statistiche preoccupanti.

Rimozione dei polipi adenomatosi: una vera prevenzione

Un fattore fondamentale nella lotta contro il tumore del colon è la scoperta e la rimozione dei polipi adenomatosi durante la colonscopia. Questi polipi sono considerati precursori tipici del carcinoma e possono essere rimossi prima che degenerino in una neoplasia invasiva. La colonoscopia offre quindi una duplice opportunità: non solo diagnosticare eventuali tumori già presenti, ma anche prevenire lo sviluppo di forme maligne future. È questo il cuore della prevenzione nei programmi di screening per il tumore del colon: affrontare la malattia prima che si sviluppi in una minaccia fatale.

Il futuro della prevenzione oncologica

Sensibilizzare e adeguare le strategie di screening

Il caso di Totò Schillaci è un richiamo per tutti noi sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce nel combattere il tumore del colon. È essenziale che i dati e le evidenze mediche siano tradotti in comportamenti consapevoli da parte della popolazione. Aumentare la partecipazione agli screening e abbattere le barriere informative saranno passi cruciali per affrontare questa malattia in modo più efficace. La comunità medica, le istituzioni e i media devono collaborare al fine di diffondere una cultura della salute e prevenzione, mirando a ridurre l’incidenza di questo tumore.

La speranza è che, con un’adeguata sensibilizzazione e l’implementazione di programmi di screening più inclusivi, si possano vedere risultati concretamente positivi nella lotta contro il tumore del colon-retto, trasformando una statistica preoccupante in storie di successo terapeutico.

Luisa Pizzardi

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