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Medici e infermieri in affitto: costi delle Asl superano 400 milioni

Ospedali italiani: l’uso eccessivo di personale esterno costa caro

L’assunzione di medici e infermieri tramite contratti esterni sta diventando una pratica sempre più diffusa negli ospedali italiani. Questo fenomeno, noto come “esternalizzazione selvaggia”, comporta un costo elevato per il sistema sanitario nazionale (Ssn). Secondo i dati del sindacato Cimo Fesmed, nel 2021 i medici e gli infermieri in affitto hanno comportato una spesa di circa 435 milioni di euro, con un aumento del 66% rispetto al 2019. Questo boom può essere attribuito anche all’emergenza Covid, ma evidenzia anche la difficoltà del Ssn nel reclutare personale tramite le normali procedure di assunzione.

Assunzioni insufficienti rispetto alle necessità

Nonostante un aumento delle assunzioni nel settore sanitario, i numeri sono ancora lontani dalle necessità effettive. Secondo i dati del Conto annuale del 2021, il numero di medici è aumentato solo del 1% dal 2019, mentre il personale sanitario (infermieri e altri) è cresciuto del 4,4% in due anni. Questo dimostra che il finanziamento complessivo per la sanità è aumentato, ma la percentuale destinata al costo del personale è diminuita dal 32% nel 2010 al 27% nel 2021.

Scorciatoie per evitare le complicazioni

Ma perché gli ospedali preferiscono spendere milioni di euro per l’affitto di personale esterno anziché assumere direttamente? In alcuni casi, l’utilizzo di personale esterno è l’unica soluzione immediata per evitare interruzioni dei servizi essenziali, come ad esempio il pronto soccorso. Tuttavia, nel tempo questa pratica è diventata una scorciatoia per evitare le complessità dei concorsi e della gestione del personale. Inoltre, l’affitto di personale esterno consente di aggirare il tetto di spesa imposto per il costo del personale, che non può superare l’importo speso nel 2004 diminuito dell’1,4%. Questo tipo di spesa rientra nella voce dei beni e servizi, che negli ultimi anni ha registrato un aumento significativo.

Secondo Guido Quici, presidente di Cimo Fesmed, con i 430 milioni di euro spesi nel 2021 si sarebbero potuti assumere circa 5500 medici in grado di effettuare 25 milioni di visite ambulatoriali, contribuendo così a ridurre le liste d’attesa. Tuttavia, la scelta di affidarsi a cooperative e contratti esterni sembra essere più conveniente per gli ospedali, che preferiscono evitare le lunghe e complicate procedure concorsuali e la gestione a lungo termine del personale.

Stefano Simonetti, ex direttore amministrativo di un’Asl ed esperto di sanità, sottolinea che l’affitto di personale esterno comporta anche vantaggi gestionali, poiché trasferisce all’appaltatore tutti i rischi e gli aspetti legati all’impiego, come ferie, permessi, malattie e relazioni sindacali. Questo permette agli ospedali di concentrarsi sulle attività principali senza dover gestire direttamente il personale.

In conclusione, l’uso eccessivo di personale esterno negli ospedali italiani comporta un costo elevato per il sistema sanitario nazionale. Nonostante un aumento delle assunzioni, queste sono ancora insufficienti rispetto alle necessità effettive. L’affitto di personale esterno sembra essere una soluzione immediata, ma a lungo termine risulta più costoso e meno efficiente rispetto alle assunzioni dirette.

Redazione

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