Uno dei segreti delle vittorie di Jannik Sinner, primo finalista degli Australian Open, è l’atteggiamento positivo che dimostra in campo. Secondo Orlando Cetta, mental coach sportivo a Roma, Sinner si diverte di più quando gioca e questo è alla base del suo successo. “Ride e scherza di più, non è serioso come qualche anno fa. Un bell’esempio per i ragazzi”, afferma Cetta. L’atteggiamento di Sinner non dipende dall’avversario che affronta, ma è una costante nella sua carriera. Questo aspetto è fondamentale e dovrebbe essere insegnato ai giovani atleti fin dalle prime fasi del loro percorso sportivo. “Riuscire a divertirsi nello sport deve arrivare prima del risultato, deve essere un punto di partenza”, avverte Cetta. La capacità di divertirsi durante la competizione è un’arma fondamentale per ottenere la vittoria, anche se può sembrare che non si stia prendendo il gioco sul serio.
La vittoria di Sinner contro Novak Djokovic per la terza volta in pochi mesi dimostra il grande progresso che il giovane tennista ha fatto a soli 22 anni. Secondo Cetta, questo successo e l’atteggiamento di Sinner possono essere un esempio per molti giovani atleti. La scelta di dedicarsi al tennis, nonostante lo sci sia lo sport più diffuso nella sua zona, dimostra la sua determinazione e la sua volontà di seguire la sua passione. Inoltre, il tennis offre la possibilità di commettere qualche errore in più rispetto allo sci, il che significa avere un margine di manovra maggiore per raggiungere la vittoria. Sinner ha scelto ciò che gli è più congeniale e questo è un importante insegnamento per i giovani che devono capire la propria indole e avere la libertà di scegliere il percorso che più li appassiona. La famiglia gioca un ruolo fondamentale nel sostenere senza giudicare il lavoro del team e i genitori devono essere presenti, ma rimanere al loro posto.
Il mental coach è una figura che è emersa nel tennis negli ultimi 25-30 anni e che ha un ruolo fondamentale nel supportare i professionisti. Secondo Cetta, questa figura rimane spesso nell’ombra e non viene pubblicizzata abbastanza. Il mental coach affianca l’atleta per un certo periodo di tempo, fornendo gli strumenti necessari per diventare autonomo. L’aiuto del mental coach può durare per tutta la carriera, ma l’obiettivo principale è quello di rendere l’atleta in grado di gestire la propria mente e le proprie emozioni in modo autonomo. Come afferma Cetta, “dobbiamo dare degli strumenti per far diventare autonomo l’atleta”.
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