Ultimo aggiornamento il 25 Settembre 2024 by Redazione
Un importante sviluppo giuridico si è verificato oggi a Milano, dove undici membri del movimento anarchico-antagonista sono stati mandati a processo con accuse pesanti, tra cui resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e travisamento. Le accuse riguardano un corteo tenutosi l’11 febbraio dell’anno scorso, che esprimeva solidarietà nei confronti di Alfredo Cospito, prigioniero attualmente detenuto a Sassari, il quale stava conducendo uno sciopero della fame contro le dure condizioni del regime del 41 bis.
Il processo e le decisioni del gup
Dettagli delle accuse e nello specifico
La decisione di rinviare a giudizio gli undici imputati è stata presa dal gup Massimo Baraldo, che ha accolto la richiesta dei pubblici ministeri Francesca Crupi e Leonardo Lesti. Oltre ai tredici imputati iniziali, il gup ha deciso di stralciare la posizione di uno di essi, considerando non procedibile il suo caso per irreperibilità. Un’altra persona coinvolta ha ottenuto la misura alternativa della messa alla prova.
Le accuse, associate al corteo del febbraio 2022, sono gravi e riguardano episodi di violenza e vandalismo. Durante l’evento, si erano verificati danneggiamenti significativi, specialmente nei confronti di negozi locali, e le forze dell’ordine erano state costrette a intervenire numerose volte a causa di oggetti lanciati contro gli agenti. Di questi episodi ne hanno fatto le spese anche sei membri delle forze dell’ordine, che riportarono ferite durante le operazioni di controllo e contenimento della folla.
Il contesto del corteo a Milano
Il corteo dell’11 febbraio 2022 ha visto la partecipazione di oltre 400 persone, evidenziando una mobilizzazione significativa del movimento anarchico in quel periodo. Lo sciopero della fame di Alfredo Cospito ha catalizzato l’attenzione, non solo per le sue implicazioni personali, ma anche per il dibattito più ampio sulle condizioni di detenzione e sul regime penitenziario italiano. Cospito, detenuto nel carcere di Opera a Milano all’epoca dei fatti, ha sollevato interrogativi sulle misure punitive e sulle libertà civili, tanto da attirare la solidarietà e la partecipazione di gruppi e individui che hanno manifestato contro le misure del 41 bis.
Misure cautelari e sviluppo dell’inchiesta
L’emissione delle misure restrittive
Il 2023 ha visto una continuazione delle indagini relative ai disordini, con l’emissione, a fine giugno, di sei misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati. Le misure comprendevano un divieto di dimora, due divieti di dimora con firma e tre obblighi di dimora, tutti impostati nel comune di residenza degli indagati. Tali misure sono state determinate in seguito alla chiusura delle indagini, nel corso delle quali il numero degli indagati è aumentato, arrivando a complessivi tredici.
Gli indagati, tutti compresi tra i venti e i trenta anni, ad eccezione di un accusato di 55 anni, risiedono in diverse province, quali Milano, Brescia e Trento. Le autorità hanno enfatizzato l’importanza di tali misure preventive vista la natura potenzialmente violenta di alcune manifestazioni, in un contesto sociale già storico di tensione tra attivismo politico e forze dell’ordine.
La preparazione per il processo
Il processo per i dodici imputati rinviati a giudizio è programmato per aprirsi il 10 dicembre, davanti alla decima sezione penale del Tribunale di Milano. Gli avvocati, tra cui nomi noti come Eugenio Losco, Mauro Straini, Margherita Pelazza e Mirko Mazzali, rappresentano gli imputati e si preparano a presentare le difese in merito alle accuse mosse.
Questo processo rappresenta un momento cruciale per il dibattito sull’attivismo politico in Italia e le misure adottate contro i movimenti di protesta. Il caso è destinato a ricevere attenzione sia da parte dei media sia dell’opinione pubblica, in considerazione della complessità delle tematiche coinvolte e delle conseguenze per i diritti di libertà di espressione e manifestazione.