Ultimo aggiornamento il 25 Luglio 2024 by Giordana Bellante
Un accordo transattivo è diventato il centro di un’indagine che ha portato a gravi accuse contro i rappresentanti legali di due istituti di vigilanza situati a Cosenza e Avellino. Le guardie giurate dipendenti potrebbero rischiare trasferimenti se non accettano compensazioni inferiori ai loro crediti.
Le Accuse e le Misure Interdittive
Il Giudice per le Indagini Preliminari di Cosenza ha adottato provvedimenti restrittivi su richiesta della Procura, in seguito alle indagini condotte dalla Guardia di Finanza e dalla Squadra Mobile. Le accuse includono estorsione, caporalato e indebita percezione di finanziamenti pubblici.
L’Indagine e l’Espansione
Le indagini, inizialmente focalizzate sull’istituto di vigilanza cosentino, si sono estese a quello di Avellino, nel quale è confluito il primo. I nomi degli istituti non sono stati resi pubblici dagli inquirenti.
Sistema Imprenditoriale Contestato
La Guardia di Finanza e la Polizia denunciano un sistema imprenditoriale che limita i diritti dei lavoratori, costringendoli ad accettare condizioni ingiuste per mantenere il lavoro. Le pratiche illegali riguardano anche la mancata corresponsione di salari dal 2016 al 2021 e l’evasione di contributi per oltre un milione e mezzo di euro.
Sgravi Contributivi Contestati
Secondo le autorità competenti, l’istituto di vigilanza di Cosenza ha beneficiato di circa 470 mila euro di sgravi contributivi nel 2020 e 2021, nonostante l’omissione dei pagamenti regolari ai dipendenti. La situazione evidenzia presunte irregolarità finanziarie e pratiche illegali che hanno scosso il mondo della vigilanza sul territorio.