Naomi Campbell, l’ex top model britannica di fama mondiale, ha espresso la sua frustrazione riguardo ai recenti risultati di un’inchiesta condotta dall’Autorità di regolamentazione britannica, che le vieta di gestire un ente di beneficenza per cinque anni. La modella ha dichiarato che considererà tutte le possibili azioni legali, incluso un ricorso, per contestare la decisione. Questo articolo esplorerà le dichiarazioni di Campbell, il contesto dell’indagine e le reazioni della comunità.
In una comunicazione ufficiale pubblicata attraverso il suo manager, Naomi Campbell ha subito preso posizione contro l’inchiesta. Ha descritto i risultati della Charity Commission come “incompleti” e “fuorvianti”, sollevando dubbi sulla validità delle evidenze presentate. Campbell ha affermato di aver dedicato tempo ed energie per esaminare il rapporto e ha riscontrato significative distorsioni nei dettagli contenuti. La modella ha sottolineato la sua responsabilità come volto di “Fashion for Relief”, l’organizzazione di beneficenza di cui è stata fondatrice, pur evidenziando la sua limitata partecipazione alle operazioni quotidiane.
Campbell ha riconosciuto che, in quanto figura pubblica associata all’ente di beneficenza, è lei a portare il peso delle responsabilità riguardanti la condotta dell’organizzazione. Tuttavia, ha chiarito che non ha avuto un controllo diretto sulla gestione operativa. A questo proposito, ha riferito di aver delegato la direzione legale e operativa ad altri, assicurando che attualmente sono stati incaricati nuovi consulenti per un’indagine dettagliata sulla gestione di “Fashion for Relief”. Questa è una delle azioni che la modella intende intraprendere per affrontare e correggere eventuali anomalie nel funzionamento dell’associazione.
Naomi Campbell ha insistito sul fatto che non ha mai svolto attività filantropiche con l’intenzione di trarne profitto personale. Dopo quasi tre decenni dedicati al settore della beneficenza, la top model ha affermato di essere profondamente impegnata e appassionata al lavoro sociale, specificando che fino ad ora non ha mai ricevuto alcun compenso per la sua partecipazione alle attività di “Fashion for Relief”. Per lei, è fondamentale che questo aspetto sia chiarito, specialmente alla luce delle recenti dichiarazioni riportate dai media.
Campbell ha aggiunto che, in linea con le pratiche comuni del settore, le sue spese legate al lavoro di beneficenza sono state coperte attraverso le parcelle di incarichi retribuiti, in modo da non gravare sulle finanze dell’organizzazione. Ha inoltre precisato che tutte le spese alberghiere sono state regolate dal suo agente di viaggio e rimborsate da terze parti non collegate alla fondazione, contrariamente a quanto sostenuto nel rapporto della Charity Commission. Queste affermazioni mirano a sottolineare che la gestione delle risorse finanziare deve essere correttamente interpretata e giudicata.
In risposta all’inchiesta, Campbell ha chiarito che la sua organizzazione benefica sta attualmente affrontando una serie di sfide legate alla gestione e alla percezione pubblica. Nonostante il colpo ricevuto dalla decisione dell’ente regolatore, ha dichiarato di rimanere determinata a proseguire con la sua missione filantropica, quella di aiutare chi è in difficoltà e garantire un cambiamento positivo. Le sue parole hanno rispecchiato una volontà di affrontare criticamente le problematiche emerse e di garantire che i risultati siano rappresentativi delle reali operazioni condotte dall’entità.
Infine, Campbell ha menzionato che le sue intenzioni vanno verso una possibile contestazione della decisione presa dall’autorità. La valutazione di azioni legali è contemplata come uno strumento per garantire giustizia e proteggere l’integrità del suo lavoro e dei risultati che “Fashion for Relief” ha realizzato nel corso degli anni. Questo atteggiamento riflette la sua determinazione a mantenere la reputazione della sua organizzazione e a continuare il suo impegno per il bene comune, nonostante le difficoltà riscontrate.
L’ex top model rimane quindi concentrata sul rimediare alle questioni emerse e a riaffermare il suo impegno nel settore della beneficenza, considerando ogni opzione possibile per dimostrare la verità dietro l’inchiesta.
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