Ultimo aggiornamento il 14 Febbraio 2024 by Redazione
Nuove speranze per la cura di una rara immunodeficienza: i risultati positivi dell’editing genetico
I ricercatori dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica (Sr-Tiget) di Milano e dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irgb) hanno ottenuto risultati promettenti nella cura di immunodeficienze primitive dovute a difetti nel gene Rag1. Utilizzando la tecnica di editing genetico Crispr/Cas9, comunemente nota come “taglia e cuci del DNA”, gli scienziati sono riusciti a correggere il difetto genetico alla base della malattia.
Il deficit di Rag1 è responsabile di immunodeficienze combinate gravi (Scid) e si manifesta con infezioni ricorrenti, diarrea cronica, eruzioni cutanee e ritardo della crescita. Attualmente, l’unico trattamento risolutivo è il trapianto di cellule staminali del sangue, ma la disponibilità di un donatore compatibile può essere un ostacolo. Inoltre, il successo del trapianto dipende dalla tempestività dell’intervento. In Italia, lo screening neonatale per le Scid non è ancora incluso nel pannello nazionale di screening, rendendo la diagnosi precoce più difficile.
L’approccio dell’editing genetico si propone come un’alternativa terapeutica per le immunodeficienze combinate gravi. Utilizzando le forbici molecolari Crispr/Cas9, gli scienziati sono stati in grado di correggere il difetto genetico nelle cellule staminali ematopoietiche, che sono in grado di generare tutte le linee del sistema immunitario. Questo approccio si aggiunge alle piattaforme di terapia genica basate su vettori virali, come è stato fatto con successo in altre patologie.
Il team di ricerca ha ottenuto risultati positivi, correggendo tra il 20% e il 30% delle cellule staminali bersaglio. Secondo i ricercatori, questa percentuale è molto soddisfacente, considerando che studi condotti su modelli murini hanno dimostrato che correggere solo il 5-10% delle cellule staminali può avere un effetto terapeutico. Il prossimo passo sarà perfezionare il sistema di correzione utilizzando un nuovo sistema di trasporto basato su nanoparticelle, simile a quello utilizzato nei vaccini anti-Covid.
La ricercatrice Anna Villa, dell’unità milanese del Cnr-Irgb, spiega: “Il nostro obiettivo è riuscire a trasferire questo approccio terapeutico in clinica: potenzialmente potrebbe rivelarsi un’alternativa al trapianto, sia per ovviare alla mancanza di un donatore, ma anche per limitare i rischi legati al condizionamento chemioterapico”.
Questi risultati rappresentano un importante passo avanti nella cura delle immunodeficienze primitive dovute a difetti nel gene Rag1. L’editing genetico offre nuove speranze per i pazienti affetti da questa rara malattia, offrendo un’alternativa al trapianto di cellule staminali e migliorando le prospettive di guarigione.