Nuove prospettive di cura per ipertensione e demenza vascolare: risultati studio italiano

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Nuove prospettive di cura per ipertensione e demenza vascolare: risultati studio italiano - avvisatore.it

Ultimo aggiornamento il 23 Gennaio 2024 by Redazione

Nuova ricerca rivela il legame tra ipertensione e danni cerebrali

Un recente studio condotto dal Dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina traslazionale dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (IS) ha rivelato nuove informazioni sulle conseguenze dell’ipertensione sul cervello. Utilizzando tecniche avanzate di risonanza magnetica, i ricercatori hanno scoperto che l’ipertensione può causare alterazioni cerebrali che possono portare alla demenza. Inoltre, lo studio ha dimostrato che è possibile diagnosticare precocemente questi danni cerebrali, molto prima che compaiano i sintomi clinici.

Danni cerebrali causati dall’ipertensione

Lo studio ha iniziato osservando pazienti ipertesi e utilizzando tecniche avanzate di diagnostica per immagini come l’imaging a tensore di diffusione (Dti). Queste indagini hanno rivelato alterazioni microscopiche alle strutture cerebrali. Successivamente, i ricercatori hanno condotto esperimenti su animali di laboratorio, confermando la presenza di danni cerebrali specifici, tra cui cambiamenti strutturali, microstrutturali ed emodinamici. In particolare, sono stati evidenziati danni nella materia bianca del cervello, che è costituita dalle fibre che interconnettono i neuroni, e una riduzione del flusso sanguigno cerebrale correlata a una rarefazione diffusa dei capillari cerebrali.

Possibilità di diagnosi precoce e nuove prospettive terapeutiche

Secondo Lorenzo Carnevale, ingegnere e ricercatore coinvolto nello studio, i risultati rappresentano un importante sviluppo nel campo della comprensione dei danni cerebrali causati dall’ipertensione. “Oggi abbiamo la possibilità di rilevare tempestivamente queste alterazioni mediante tecniche di imaging avanzate”, afferma Carnevale. Questa scoperta potrebbe rappresentare un passo avanti nella gestione clinica dell’ipertensione e nella comprensione dei suoi effetti a lungo termine sul cervello.

Inoltre, lo studio ha rivelato il ruolo patogenico di un meccanismo neuroinfiammatorio mediato dai linfociti Tcd8+ che producono interferone-γ. Questa scoperta apre la strada a nuove prospettive terapeutiche che potrebbero rallentare il processo di deterioramento cognitivo.

Ricerca traslazionale per nuove terapie

Il professor Giuseppe Lembo, direttore del Dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina traslazionale dell’Irccs Neuromed, sottolinea l’importanza della ricerca traslazionale in questo studio. “La cura dei pazienti stimola osservazioni nuove. E queste idee le portiamo in laboratorio, dal quale possiamo attenderci sviluppi concreti che torneranno ai pazienti stessi in forma di nuove tecniche diagnostiche e nuove terapie”, afferma Lembo.

In conclusione, questa ricerca offre nuove informazioni sulle conseguenze dell’ipertensione sul cervello e apre la strada a possibili interventi terapeutici per contrastare il deterioramento cognitivo. La diagnosi precoce dei danni cerebrali causati dall’ipertensione potrebbe consentire un intervento tempestivo per prevenire la demenza e altre malattie neurodegenerative.

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