Nuovi dettagli sulla tragica vicenda di Altavilla Milicia - Occhioche.it
Nel pittoresco cimitero di Altavilla Milicia, un appuntato dei carabinieri in pensione ha fatto una scoperta agghiacciante lo scorso 11 febbraio. Le salme dei fratellini Kevin, 16 anni, ed Emanuel, 5 anni, sono rimaste in deposito, in attesa di una tomba che non c’è spazio per accoglierli. I due giovani sono stati vittime di terribili torture, perdendo la vita insieme alla loro madre Antonella, in un violento crimine che ha scosso la comunità.
Le indagini dei carabinieri hanno portato all’arresto del padre Giovanni Barreca, della figlia di 17 anni, e dei due santoni Sabrina Fina e Massimo Carandente, tutti accusati di omicidio. Questi quattro individui si trovano attualmente in carcere, in attesa di rispondere per i loro atti e di far luce sull’orrenda vicenda.
La situazione si fa ancora più straziante quando si apprende che le salme dei giovani non possono essere sepolte a causa della mancanza di spazio nel cimitero comunale. La sofferenza delle famiglie coinvolte è amplificata dal fatto che non possono concedere ai propri cari la sepoltura che meritano, un’ingiustizia che si aggiunge al dolore causato dalla perdita violenta dei loro cari.
Nicola Martorana, cognato della vittima, ha raccontato con commozione di come durante la cerimonia funebre per un altro familiare, si sia reso conto della presenza delle salme dei fratellini ancora in deposito. Allo stesso modo, altre tre bare attendono la loro destinazione finale, inclusa quella di un uomo deceduto sei mesi prima. Il cimitero presenta uno scenario agghiacciante, con un odore insopportabile aleggianto nella sala mortuaria, testimonianza di una situazione che gridava a gran voce di essere risolta con dignità e rispetto.
La tragica vicenda di Altavilla Milicia mette in luce non solo la violenza insensata che spesso si cela dietro le facciate delle famiglie, ma anche il fallimento delle istituzioni nel garantire una degna sepoltura per le vittime. La mancanza di spazio nei cimiteri comunali si traduce in una sofferenza aggiuntiva per le famiglie che già affrontano il dolore di una perdita improvvisa e violenta. È un richiamo alla necessità di fornire supporto e soluzioni concrete in situazioni così traumatiche, affinché ognuno possa trovare pace e giustizia, anche in quel momento estremamente doloroso della sepoltura dei propri cari.
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