Ultimo aggiornamento il 30 Settembre 2024 by Giordana Bellante
Il tragico omicidio avvenuto a Ciampino ha sconvolto la comunità locale e sollevato interrogativi su una dinamica familiare complessa e problematica. Amelia Tufano, 65 anni, ha ucciso il fratello Pasquale Tufano, 67 anni, in un gesto di violenza che ha lasciato sgomenti i vicini e le autorità. La situazione si è ulteriormente complicata con un tentativo di aggressione da parte di Amelia a un altro suo fratello, di 60 anni, che ha cercato di difendere la propria famiglia. Le indagini dei carabinieri e della procura di Velletri stanno facendo luce su un crimine che evidenzia le difficoltà legate a salute mentale e dinamiche familiari.
Com’è avvenuto l’omicidio di Pasquale Tufano
Il delitto si è verificato nella tarda serata della notte tra il 28 e il 29 settembre all’interno di un appartamento situato in viale Kennedy a Ciampino. Stando alle prime ricostruzioni fornite dagli investigatori, Pasquale Tufano era l’amministratore di sostegno di Amelia, la quale aveva una storia di disturbi psichiatrici, e conviveva stabilmente con lui. Dopo un acceso confronto tra i due, che non era la prima volta che sfociava in litigio, entrambi si sarebbero ritirati nelle rispettive stanze per dormire. Nella notte, Amelia ha lasciato il suo letto e, armata di un paio di forbici da sarto, ha colpito il fratello mentre dormiva, infliggendogli ferite mortali, tra cui un colpo alla carotide. Le indagini hanno rivelato che, oltre alle forbici, Amelia avrebbe anche utilizzato un coltello da cucina per infierire sul cadavere del fratello.
L’aggressione è stata tanto brutale quanto inaspettata; gli investigatori non avevano visto segnali premonitori di un atto così estremo. Il fatto che Pasquale fosse un punto di riferimento per Amelia rende la situazione ancora più complessa. La storia della famiglia Tufano mette in evidenza il fragilissimo equilibrio che può esistere quando la salute mentale è compromessa, portando a conseguenze devastanti.
Aggredito anche l’altro fratello
La sera successiva all’omicidio, Amelia Tufano ha atteso in casa il suo fratello di 60 anni, che frequentemente andava a trovarla e a visitare l’anziana madre allettata a causa di una grave patologia. All’arrivo del fratello, Amelia ha aperto la porta con delle chiavi che possedeva e lo ha aggredito con un’altra forbice. La reazione del fratello è stata prontissima: riuscendo a difendersi, è riuscito a disarmare Amelia prima di fuggire e chiedere aiuto, componendo il numero di emergenza 112.
Questo secondo attacco ha contribuito a chiarire l’idea di una situazione familiare sotto tensione estrema, svelando ulteriori dettagli sulla vita dei Tufano. Mentre il fratello più giovane ha avuto la forza di reagire, la comunità si è interrogata su come una tale escalation di violenza possa svilupparsi all’interno di una famiglia, soprattutto in assenza di precedenti segnalazioni di rischio.
L’arresto di Amelia Tufano
Le urla e il tumulto all’interno dell’appartamento hanno attirato l’attenzione dei vicini, i quali hanno alertato le autorità locali. Giunti sul luogo dell’accaduto, i carabinieri della tenenza di Ciampino hanno trovato una scena di caos e panico, arrestando Amelia Tufano. La donna è stata successivamente trasportata all’ospedale Sandro Pertini di Roma per valutazioni cliniche, data la sua condizione mentale.
Durante l’interrogatorio, Amelia ha confessato le sue responsabilità, contribuendo a chiarire la dinamica del tragico evento. I carabinieri del nucleo investigativo di Frascati hanno immediatamente avviato un sopralluogo, sequestrando le armi del delitto, ovvero le forbici e il coltello, per utilizzare come prove durante il successivo processo. Dopo l’arresto, Amelia Tufano è stata trasferita presso la casa circondariale femminile di Rebibbia a Roma, dove attende la convalida del suo fermo, in un caso che continua a destare preoccupazione e coinvolgere la comunità nella riflessione su salute mentale e violenza familiare.