Omicidio di Giada Zanola: esami tossicologici rivelano dettagli inquietanti sul caso

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Omicidio di Giada Zanola: esami tossicologici rivelano dettagli inquietanti sul caso - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 28 Settembre 2024 by Luisa Pizzardi

L’omicidio di Giada Zanola, la 33enne bresciana gettata da un cavalcavia sull’autostrada A4 a Vigonza, sta destando un crescente interesse nella cronaca locale e nazionale. Gli sviluppi recenti, in particolare i risultati degli esami tossicologici e dell’autopsia, offrono nuovi spunti e complicano ulteriormente la posizione del suo compagno, Andrea Favero, attualmente in custodia cautelare. In questo articolo analizziamo i dettagli clinici e investigativi del caso, che continuano a suscitare interrogativi e polemiche.

esami tossicologici: la presenza di Lorazepam

Superficie del caso

Le analisi condotte sul corpo di Giada Zanola hanno rivelato la presenza di significativi quantitativi di Lorazepam, conosciuto anche con il nome commerciale Tavor. Questo comune psicofarmaco è spesso utilizzato per il trattamento di ansia e disturbi del sonno. La sua presenza nel corpo di Giada solleva numerosi interrogativi sul contesto in cui si sia verificato il tragico evento. Nonostante il camionista Andrea Favero, 38 anni, avesse dichiarato di utilizzare tali farmaci per motivi di salute, gli esami non hanno rivelato tracce di sostanze simili nel suo organismo. Questo potrebbe mettere in discussione la versione dei fatti fornita dall’accusato.

Le autorità, nel tentativo di chiarire la situazione, si concentrano ora non solo sui suoi comportamenti precedenti, ma anche sulle dinamiche della loro relazione. La sostanza trovata sul corpo della vittima potrebbe indicare un uso improprio o una potenziale forzatura da parte dell’imputato. Favero rimane in custodia cautelare presso il carcere di Padova, mentre le indagini continuano senza sosta.

autopsia: Giada viva durante la caduta

Dettagli sui risultati

Uno dei risultati chiave emersi dall’autopsia condotta dal professor Claudio Terranova dell’Università di Padova è che Giada era ancora viva quando è stata lanciata giù dal cavalcavia, da un’altezza di circa 15 metri. Questo particolare contribuisce a un quadro complesso non solo sul tragico evento, ma anche sulle dinamiche relazionali tra i due.

Durante l’autopsia, è stata esclusa la possibilità che la donna sia stata strangolata o che le ferite siano state causate da armi da taglio. Tuttavia, sono stati rinvenuti lividi sul corpo, segno di un alterco avvenuto due giorni prima della sua morte. Questi elementi portano a riflessioni sul contesto di violenza domestica e sulle esigenze di protezione per le vittime di tali situazioni.

indagini e perquisizioni: un cellulare scomparso

Attività della scientifica

Negli ultimi giorni, le indagini hanno preso una piega significativa con la perquisizione dell’abitazione dove Giada e Andrea vivevano con il loro figlio di tre anni. Agenti della scientifica hanno sequestrato materiale informatico per completare l’analisi della situazione. Tuttavia, un elemento inquietante è la scomparsa del cellulare di Giada, il quale potrebbe contenere informazioni cruciali riguardanti le ultime settimane della vittima.

Per questo motivo, è stato affidato un incarico a un perito informatico per analizzare non solo il cellulare di Favero, ma anche il suo computer. Le comunicazioni digitali rappresentano spesso una finestra sulle dinamiche interpersonali e potrebbero rivelare dettagli importantissimi sull’ultimo periodo della vita di Giada. La comunità è in attesa di ulteriori sviluppi nelle indagini, certi che altre evidenze emergeranno da questa tragica vicenda.

La complessità del caso è riflessa anche nel clima di apprensione generale, dove ogni nuova informazione continua a destare interesse e preoccupazione.

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