Open Arms: il processo contro Salvini e l’illegittimità della detenzione di 147 migranti

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Open Arms: il processo contro Salvini e l'illegittimità della detenzione di 147 migranti - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 16 Settembre 2024 by Giordana Bellante

La questione della nave Open Arms, al centro di dibattiti accesi e controversie politiche, si infittisce ulteriormente con le recenti dichiarazioni della Procura di Palermo. In particolare, l’accusa ha evidenziato come la privazione della libertà personale di 147 migranti fosse non solo illegittima, ma anche sostenuta da una serie di reazioni istituzionali che evidenziano la gravità della situazione. Al centro di tutto ciò si trova l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio, per il quale i pubblici ministeri hanno chiesto una pena di 6 anni di reclusione.

Privazione di libertà e reazioni delle autorità

La presa di posizione della Procura

Nella memoria depositata al processo, i pubblici ministeri, Marzia Sabella, Calogero Ferrara e Giorgia Righi, non hanno usato mezzi termini nel sottolineare che la condotta di Salvini ha portato a una privazione della libertà personale di enormi proporzioni, in violazione di norme primarie. Secondo gli inquirenti, il comportamento dell’imputato è stato colpevole di aver esercitato un potere pubblico in modo omissivo, ovvero non compiendo gli atti necessari a garantire la sicurezza e la dignità delle persone a bordo della nave.

Da diverse autorità, tra cui la Guardia Costiera, il Presidente del Consiglio, e vari Ministri, si sono levate voci che sollecitavano l’interruzione della situazione di illegalità. Queste reazioni indicano non solo il discredito verso la condotta di Salvini, ma anche l’urgenza di risolvere una crisi umanitaria che si protraeva. I giudici hanno quindi messo in evidenza come l’assenza di un Piano Operativo di Sicurezza , un documento fondamentale per la gestione delle operazioni di soccorso, abbia contribuito a creare un contesto di sfiducia e confusione.

Il ruolo delle istituzioni

Il processo evidenzia chiaramente il conflitto tra il dovere di salvaguardare le vite umane e le indicazioni impartite dal Ministero degli Interni. In particolare, si sottolinea come la Capitaneria di Porto di Lampedusa si trovasse in una situazione di stallo, costretta a decidere tra l’urgenza di salvare i naufraghi e il rispetto di ordini ministeriali contraddittori. La risposta delle istituzioni, ognuna conforme ai propri poteri e competenze, ha messo in risalto un sistema che ha faticato a coordinare le azioni in un momento di crisi estrema.

Capitaneria di Porto e il dilemma del soccorso

Situazione di emergenza a bordo della Open Arms

Particolarmente significativa è la difficoltà espressa dalla Capitaneria di Porto, posta tra il dovere di salvare le vite in mare e l’imposizione di non fornire l’autorizzazione per l’approdo. Le condizioni meteorologiche a partire dal 14 agosto 2019 stavano rapidamente peggiorando, ma la Capitaneria di Porto si è vista costretta a mantenere la nave Open Arms in mare, nonostante la situazione diventasse sempre più pericolosa. Ultimatum e richieste d’aiuto venivano indirizzati al Ministero, sottolineando che le condizioni di vita a bordo erano sempre più insostenibili.

Il rapporto dell’IMRCC, che intervenne più volte per chiarire l’urgenza della richiesta di un POS, evidenzia come il ritardo nella risposta ministeriale stesse aggravando le già complesse condizioni di vita a bordo. L’affannosa ricerca di una soluzione da parte della Capitaneria di Porto dimostra un chiaro contrasto tra la realtà di emergenza e la burocrazia ministeriale, creando un conflitto che ha avuto conseguenze tragiche.

La risposta ministeriale e le Medevac

Come se non bastasse, la Capitaneria tentò di trovare soluzioni alternative mediante le Medevac, un sistema di evacuazione medica, pur consapevole che non fosse fattibile realizzare visite mediche individuali per ciascun migrante a bordo. Questo tentativo sottolinea una frustrazione crescente nel fronteggiare una situazione che stava rapidamente degenerando, evidenziando l’impossibilità di mantenere la sicurezza a bordo.

L’inerzia ministeriale, come sostenuto dai pm, è un punto chiave in questo processo. Da un lato c’è la necessità di garantire la sicurezza dei migranti, dall’altro c’era l’assenza di decisioni chiare e tempestive da parte del governo, che avrebbe dovuto evitare il protrarsi di una crisi umanitaria.

Testimonianze e stato critico dei migranti

La sofferenza a bordo

La drammaticità della situazione è resa evidenti dalle testimonianze di vari medici e operatori umanitari, che a diverso titolo visitarono la nave. L’aumento delle segnalazioni riguardanti le condizioni igieniche precarie e la salute psico-fisica compromessa dei migranti ha dipinto un quadro allarmante e desolante. Le relazioni redatte dai professionisti, coordinate da IMRCC, sono state inviate direttamente al Gabinetto del Ministro dell’Interno, dimostrando come Salvini fosse costantemente informato della gravità della situazione.

Nonostante questo, il tempo passava senza che venisse intrapresa alcuna azione decisiva per garantire uno sbarco sicuro. La richiesta di un POS durò giorni, mentre le testimonianze sul deterioramento delle condizioni di vita e salute dei naufraghi continuavano a moltiplicarsi. Le email incessanti dalla nave, che giungevano con l’urgenza di un qui e ora, mettevano in chiaro che la situazione a bordo era ormai ingestibile.

Disperazione tra i migranti

Questo contesto di angoscia e di malessere si tradusse in gesti estremi da parte dei migranti, che si trovavano in condizioni di profonda disperazione. Emergeva una necessità impellente di mettere in sicurezza le loro vite, arrivando ad azioni che avrebbero potuto compromettere la loro sicurezza. La crisi umanitaria a bordo della Open Arms, documentata da più fonti, metteva in risalto l’impossibilità di continuare a lasciare 147 persone in mare, senza alcuna prospettiva di aiuto o scampo.

La Procura di Palermo ha fatto quindi riferimento a tali circostanze per rafforzare l’accusa contro Salvini, evidenziando come la sua responsabilità non possa essere sottovalutata rispetto a quanto avvenuto nel periodo di immobilismo e attesa del grande evento di sbarco. Le informazioni raccolte, unite alle dichiarazioni delle persone coinvolte, costituiranno un importante elemento nel processo che si è aperto, rappresentando un punto nodale nella discussione sulla gestione delle emergenze migratorie in mare.

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