Sia alla Camera che al Senato, le risoluzioni di maggioranza del Partito Democratico (Pd) e di Azione-Iv sull’Ucraina sono state approvate. Queste risoluzioni prevedono il sostegno, anche militare, a Kiev. Tuttavia, i 5 Stelle sono stati l’unica eccezione, votando “no all’invio di ulteriori forniture militari per l’Ucraina” insieme all’Alleanza Verdi-Sinistra. Nonostante le diverse posizioni su Kiev, il racconto della giornata per le opposizioni non si riassume solo in questo.
Azione e Iv, pur avendo una linea coincidente con il Pd sull’Ucraina, attaccano i Democratici per essersi astenuti sulla risoluzione del Movimento 5 Stelle che chiedeva lo stop all’invio di armi. Carlo Calenda attacca il Pd, affermando che “cede ai diktat di Conte anche in politica estera”. Tuttavia, Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd, ribatte dicendo che “quel punto è decaduto e non è stato votato. Quindi nessuna astensione sullo stop alle armi. Dal Terzo polo bugie e ricostruzioni surreali”.
All’interno del Pd, si è manifestata una dialettica nei voti, sia alla Camera che al Senato. Alcuni parlamentari non hanno seguito le indicazioni del gruppo di astenersi su tutte le altre mozioni presentate, ma hanno votato a favore del punto dell’invio di armi contenuto nelle risoluzioni di maggioranza e di Azione-Iv. Ad esempio, all’Assemblea di Montecitorio, l’ex-ministro della Difesa Lorenzo Guerini, Lia Quartapelle e Marianna Madia hanno votato a favore per “una questione di coerenza col passato”. Situazione simile a palazzo Madama, dove Dario Parrini, Filippo Sensi, Simona Malpezzi, Valeria Valente e Pier Ferdinando Casini si sono “smarcati” e hanno votato a favore dell’invio di armi. Susanna Camusso, invece, non ha votato né le altre mozioni né soprattutto quella del Pd.
Elly Schlein, alla Camera con i suoi, non si mostra preoccupata dalla “fronda” tra i suoi parlamentari, poiché non hanno votato in dissenso dalla linea del Pd. Il sostegno militare era contenuto anche nella mozione del Pd. Inoltre, Schlein rivendica come tutti abbiano votato compattamente il dispositivo del Pd, a differenza dell’ultima volta sull’Ucraina, quando c’erano stati voti in dissenso e astensioni.
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