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Piano di privatizzazioni: il governo Meloni punta a 20 miliardi per il bilancio di bilancio 2024

La ripresa dopo la pausa estiva vede il governo impegnato nella definizione del Piano strutturale di bilancio per il 2024, un passaggio cruciale per l’economia italiana. In particolare, uno degli argomenti chiave della manovra è rappresentato dalla prosecuzione del piano di privatizzazioni cui l’esecutivo sta pensando seriamente. Obiettivo fissato: dismettere beni per un valore complessivo di 20 miliardi in tre anni, con un accento particolare sulle strategie da attuare già da quest’anno. È un compito non facile, ma l’attuale governo è determinato a procedere.

Il contesto delle privatizzazioni in Italia

Le aspettative per il 2024

La manovra di bilancio del governo Meloni per il 2023 ha segnato l’inizio di un percorso di privatizzazioni nel tentativo di ridurre il debito pubblico e sostenere le finanze statali. Il governo ha fissato un obiettivo di dismissioni della consistenza di 20 miliardi di euro in tre anni, con un target annuale di almeno 6 miliardi. Sebbene il dibattito interno sulle modalità di attuazione di questa strategia sia acceso, l’obiettivo sembra essere una priorità indiscutibile. La sfida è quella di raccogliere entro la fine dell’anno almeno 3 miliardi, un obiettivo che appare alla portata dell’esecutivo.

La raccolta attuale

Fino ad ora, il governo ha già registrato entrate di circa 3 miliardi nelle casse statali, frutto delle operazioni di privatizzazione condotte finora. Questo capitale si è rivelato cruciale per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di bilancio. Pertanto, il mantenimento di questa traiettoria di privatizzazioni assicurerà la solidità economica necessaria per muoversi verso il bilancio del prossimo anno.

Le operazioni del ministero dell’economia

Dismissioni già avviate

Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha già realizzato significative operazioni di dismissione. Tra queste, si distingue la cessione del 2,8% delle azioni di ENI, che ha generato un incasso di 1,4 miliardi di euro. Inoltre, il MEF ha effettuato cessioni di quote del capitale di Monte dei Paschi di Siena , per un totale di 1,5 miliardi. Queste operazioni non solo hanno contribuito significativamente alle casse statali, ma hanno anche tracciato un percorso per future dismissioni.

Il monte delle privatizzazioni

Complessivamente, le privatizzazioni in Italia negli ultimi anni si avvicinano alla soglia dei tre miliardi di euro, evidenziando l’impegno del governo nel risanamento delle finanze pubbliche. Ne deriva che, per sostenere la strategia di privatizzazione e mantenere la fiducia degli investitori, è fondamentale proseguire su questa rotta, incrementando ulteriormente le entrate attraverso la dismissione di asset di Stato.

Il dossier di Poste Italiane

Preparativi in corso per la seconda tranche

Uno dei dossier più rilevanti per il governo è rappresentato dalla vendita della seconda tranche di Poste Italiane. Sebbene i preparativi siano stati avviati sotto traccia, si prevede che questa operazione possa portare entrate significative. Durante la primavera, Poste Italiane ha avviato interlocuzioni informali con la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa per definire il prospetto informativo dell’offerta pubblica di vendita .

Opportunità e scadenze

Nonostante vari tentativi di avviare l’operazione siano stati bloccati per la concomitanza delle elezioni europee e le critiche interne, ci sono ora spazi per poterla attuare nel periodo settembre-ottobre. Con la capitalizzazione di Poste che ha raggiunto i 16,5 miliardi, questo rappresenta un’opportunità importante per il governo. Si stima che cedere fino al 29% del capitale potrebbe generare un incasso di quasi 5 miliardi, ma il MEF potrebbe anche optare per una dismissione più contenuta, mantenendo un controllo pubblico significativo.

Le operazioni su Monte dei Paschi di Siena

Il futuro di MPS e le sfide di vendita

Monte dei Paschi di Siena rappresenta un altro punto di attenzione per il governo, soprattutto in vista degli impegni assunti con Bruxelles. Attualmente, lo Stato detiene il 26% delle azioni di MPS e deve scendere sotto il 20% entro la fine dell’anno. Tuttavia, vendere una quota così consistente comporta rischi, quali la potenziale fragilità della banca in caso di offerte pubbliche di acquisto da parte di concorrenti.

Possibili alleanze strategiche

Stando a quanto riportano alcune indiscrezioni, il governo sta valutando alleanze strategiche nel settore assicurativo per garantire una maggiore stabilità del capitale di MPS. Anche se sembrano essere solo progetti embrionali, questa potrebbe essere una via per far entrare nel capitale un partner adeguato. La vendita rappresenta dunque una sfida complessa, che il governo Meloni dovrà affrontare nei prossimi mesi in un clima di crescente attenzione politica ed economica.

Giordana Bellante

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