Polemiche sulle domande rivolte alla ragazza che ha denunciato Ciro Grillo

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Polemiche sulle domande rivolte alla ragazza che ha denunciato Ciro Grillo - avvisatore.it

Ultimo aggiornamento il 14 Dicembre 2023 by Redazione

Riprende la deposizione della giovane italo-norvegese accusatrice di Ciro Grillo e tre suoi amici

Questa mattina, alle 10, davanti al Tribunale di Tempio Pausania in Sardegna, è ripresa la deposizione della giovane italo-norvegese che nel luglio del 2019 ha accusato Ciro Grillo, il figlio del fondatore del M5S Beppe Grillo, e tre suoi amici, di stupro di gruppo. Ieri la ragazza, che oggi ha 23 anni, ha risposto per più di 5 ore alle domande dell’avvocata Antonella Cuccureddu, difensore di Francesco Corsiglia, imputato con Grillo junior, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria.

Polemiche sulle domande considerate “troppo intime”

Al termine dell’udienza, sono sorte polemiche per le domande ritenute “troppo intime” poste dalla legale di Corsiglia alla giovane. Domande come: “Ma se aveva le gambe piegate, come ha fatto a toglierle i pantaloni?” o “Ci può spiegare come le sono stati tolti gli slip?” hanno sollevato critiche. L’avvocato Dario Romano, legale di parte civile della giovane, ha definito l’interrogatorio “da Medioevo”. L’avvocata Giulia Bongiorno, che difende la ragazza insieme a Romano, era assente per impegni istituzionali al Senato. Le domande molto intime, con riferimenti particolari a posizioni, hanno portato la giovane a dichiarare alla fine dell’udienza: “Mi sento svuotata, sono esausta, mi viene da vomitare”, prima di lasciare il Palazzo di giustizia di Tempio Pausania.

L’avvocata Cuccureddu, al termine dell’udienza, ha ribadito con i cronisti che le domande non erano intime, ma facevano parte della ricostruzione dei fatti. Ha sottolineato che il processo riguarda un caso di violenza sessuale e che non c’è nulla di intimo in una violenza sessuale. Ha affermato: “O è una cosa intima o è una violenza sessuale. E il processo si fa per capire se è stata una cosa intima o violenza sessuale”. Alla domanda dei cronisti se questo modo di procedere potrebbe comportare una vittimizzazione secondaria della ragazza, l’avvocata ha risposto in modo secco: “Il concetto di vittimizzazione parte da un presupposto, che ci sia una vittima. Il processo si fa per accertare se c’è una vittima. Dopo di che il processo si fa per accertare i fatti che sono sequenze di condotte che si realizzano in un luogo e in un tempo. Si deve chiedere cosa è accaduto, segmento per segmento”. L’udienza riprenderà con le domande dell’avvocata Cuccureddu.

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