Il presidente della Corte d’Appello di Milano, Giuseppe Ondei, ha denunciato un’allarmante situazione di sovraffollamento delle carceri nel distretto. Secondo i dati forniti, nel 2023 l’indice di sovraffollamento è salito dal 128,5% al 131,8%, superando l’indice nazionale del 119%. Questo dato preoccupante è stato reso noto durante il discorso inaugurale dell’anno giudiziario.
Il presidente Ondei ha sottolineato che questa situazione va contro il principio costituzionale che sancisce che le pene non devono comportare trattamenti inumani. Attualmente, nel distretto carcerario di Milano, ci sono 8.690 detenuti, di cui il 22% è in attesa di giudizio. Inoltre, il 5% dei detenuti è di sesso femminile e il 46% sono stranieri.
Parallelamente all’aumento del sovraffollamento carcerario, si è registrato un incremento del 43% nel numero dei condannati che scontano la pena all’esterno del carcere, passando da 6.834 a 11.989 persone. È importante sottolineare che la maggior parte dei provvedimenti del Tribunale di Sorveglianza riguarda l’affidamento in prova al servizio sociale, la detenzione domiciliare e la semilibertà. Questi istituti penitenziari privilegiano una visione rieducativa della pena, piuttosto che una mera sanzione.
Il presidente Ondei ha evidenziato la necessità di affrontare questa situazione urgente, affermando che “continua a persistere una condizione di indecoroso degrado delle carceri”. È fondamentale adottare misure efficaci per ridurre il sovraffollamento e garantire condizioni di vita dignitose per i detenuti. La situazione attuale rappresenta una violazione dei diritti umani e richiede un intervento immediato da parte delle autorità competenti.
In conclusione, l’aumento dell’indice di sovraffollamento delle carceri nel distretto della Corte d’Appello di Milano è un problema grave che richiede soluzioni immediate. È necessario adottare misure per ridurre il numero di detenuti e migliorare le condizioni di vita all’interno delle carceri. Come ha sottolineato il presidente Ondei, è importante garantire che le pene siano in linea con il principio costituzionale di umanità. Solo attraverso un approccio rieducativo e una visione illuminata della pena si potrà raggiungere una vera giustizia.
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