Prevedere il cancro dell’ovaio con anni di anticipo potrebbe diventare una realtà grazie a una scoperta italiana. Gli esperti dell’Irccs Humanitas di Milano hanno condotto uno studio che potrebbe cambiare l’approccio alla malattia, aprendo la strada a una diagnosi precoce del tumore ovarico. La ricerca, pubblicata su ‘Science Translational Medicine’, si basa sull’analisi genetica dei campioni prelevati per il Pap test, permettendo di identificare alterazioni molecolari specifiche del cancro all’ovaio molto prima che la malattia si manifesti.
In Italia, ogni anno vengono diagnosticati più di 5.000 nuovi casi di tumore all’ovaio, con il carcinoma ovarico sieroso ad alto grado (Hgsoc) che rappresenta il 70% di tutte le diagnosi. Questa forma di cancro è particolarmente aggressiva e spesso resistente ai trattamenti chemioterapici. La diagnosi precoce è fondamentale per aumentare le possibilità di sopravvivenza, con una differenza significativa nella sopravvivenza a 5 anni tra i tumori scoperti al primo stadio e quelli identificati in fase avanzata.
Gli scienziati dell’Humanitas hanno sviluppato un approccio innovativo per la diagnosi precoce del cancro ovarico. Utilizzando i tamponi dei Pap test, sono in grado di identificare l’instabilità genomica delle cellule tumorali, una caratteristica molecolare primitiva e non condivisa con le cellule sane. Lo studio è stato condotto retrospettivamente su campioni di Pap test di 113 donne con cancro all’ovaio, confrontando i risultati con quelli di 77 donne che non hanno sviluppato la malattia. I risultati sono stati promettenti, dimostrando che la tecnica utilizzata è in grado di riconoscere la presenza di DNA tumorale con anni di anticipo rispetto alla manifestazione della malattia.
Questa ricerca rappresenta un primo passo fondamentale verso la dimostrazione di fattibilità ed efficacia di una tecnica di diagnosi precoce per il cancro ovarico. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi su larga scala per confermare i risultati e trasformare questo sogno in una realtà concreta. Gli esperti sottolineano l’importanza di valutare la tecnica nel mondo reale, su un gran numero di pazienti, al fine di dimostrare la sua efficacia nella predizione della malattia e nell’implementazione di un percorso di monitoraggio che possa salvare vite umane.
La ricerca è stata resa possibile grazie al sostegno di diverse fondazioni e associazioni, tra cui la Fondazione Alessandra Bono, la Fondazione Airc per la ricerca sul cancro e l’Alleanza contro il cancro. Gli studi continueranno grazie al contributo della Rinascente attraverso la Fondazione Humanitas per la ricerca.
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