Ultimo aggiornamento il 14 Febbraio 2024 by Redazione
Inizia il processo per l’omicidio familiare di Alessandro Maja
È iniziato davanti alla Corte d’Assise d’appello di Milano il processo per Alessandro Maja, 58enne interior designer, accusato di aver ucciso la figlia Giulia di 16 anni e la moglie Stefania Pivetta, 56enne, nella loro casa a Samarate (Varese) nella notte tra il 3 e il 4 maggio 2022. Maja ha colpito le vittime con un martello mentre dormivano e ha poi tentato di uccidere anche il figlio maggiore Nicolò, 21 anni, che è riuscito a sopravvivere.
La condanna in primo grado e le conseguenze per Nicolò
Nel processo di primo grado, Maja è stato condannato all’ergastolo e ad un anno e mezzo di isolamento diurno. Nel frattempo, Nicolò ha dovuto affrontare un altro intervento chirurgico programmato e ha riportato gravi traumi e un’invalidità all’80%. Nonostante creda in un possibile pentimento di suo padre, Nicolò ha dichiarato di non essere disposto a perdonarlo mai, definendo la sentenza di primo grado “giusta, il minimo” per i crimini commessi.
La difesa e il movente ancora sconosciuto
In aula sono presenti il nonno di Nicolò, Giulio Pivetta, e la procuratrice generale Francesca Nanni a rappresentare l’accusa. La difesa di Maja punterà sul riconoscimento di un vizio parziale di mente dell’imputato, nonostante una perizia psichiatrica abbia stabilito la sua piena capacità di intendere e volere. Inizialmente, gli investigatori avevano ipotizzato che il movente dell’omicidio fosse una possibile fine del matrimonio, ma questa pista è stata successivamente abbandonata. Non sono emerse difficoltà finanziarie, quindi il motivo dell’omicidio rimane ancora un mistero.
Fonte: ANSA