Ultimo aggiornamento il 26 Settembre 2024 by Redazione
Nel 2026, il lancio del primo volo dello Space Rider, veicolo spaziale riutilizzabile dell’Agenzia spaziale europea , porterà in orbita un innovativo esperimento scientifico. Il progetto BioRider, finanziato dall’Agenzia spaziale italiana e coordinato dalla Kayser Italia Srl, si propone di valutare la possibilità di riparare i danni al DNA di batteri in condizioni di microgravità. Questo articolo esplorerà i dettagli del progetto e gli esperimenti in programma, legati a ricerche fondamentali sulla vita extraterrestre e sulla biotecnologia.
Il progetto BioRider: un incubatore in microgravità
Il lancio e la missione dello Space Rider
Il progetto BioRider avrà come palcoscenico il riutilizzabile Space Rider, la cui partenza è prevista dal centro spaziale della Guyana Francese. Questo veicolo rappresenta una fondamentale evoluzione nel trasporto spaziale, grazie alla sua capacità di essere riutilizzato per varie missioni. L’incubatore BioRider, progettato specificamente per condurre esperimenti biologici, ospiterà tre ricerche durante il primo volo di Space Rider, permettendo agli scienziati di studiare fenomeni cellulari in un ambiente spaziale che simula condizioni altrimenti inaccessibili sulla Terra.
Il veicolo sarà lanciato a bordo del vettore ESA Vega C e potrà orbitare attorno alla Terra per un massimo di due mesi, durante i quali i ricercatori otterranno dati cruciali per comprendere le reazioni biologiche in microgravità. La rilevanza di tali studi è evidente, non solo per l’esplorazione spaziale, ma anche per le applicazioni in biotecnologia che potrebbero emergere da questi esperimenti.
L’esperimento cyanoTechRider: obiettivi e metodologia
Il ruolo della microgravità nella riparazione del DNA
Uno dei tre esperimenti previsti è il CyanoTechRider, guidato dalla dottoressa Daniela Billi, esperta in astrobiologia e biologia sintetica presso l’Università di Roma Tor Vergata. Questo studio mira a comprendere l’effetto della microgravità sulle capacità di riparazione del DNA in un cianobatterio noto come Chroococcidiopsis. Questi microrganismi, che hanno dimostrato resistenza a condizioni estreme come la radiazione e la disidratazione, saranno fondamentali nell’analisi delle risposte biologiche all’ambiente spaziale.
Nel corso dell’esperimento, le cellule disseccate di Chroococcidiopsis verranno esposte a radiazioni ionizzanti. Successivamente, queste cellule saranno integrate nell’incubatore BioRider. La fase fondamentale sarà la reidratazione delle cellule in orbita, seguendo l’esposizione alle radiazioni. Questa sequenza di azioni permetterà ai ricercatori di osservare come la microgravità influisca sulla riparazione dei danni al DNA e sull’integrità del plasmide sintetico contenuto nelle cellule.
Analisi post-volo e implicazioni per il futuro
Dopo il rientro della missione, i dati raccolti vengono analizzati tramite sequenziamento del genoma, che permette di determinare l’efficienza dei meccanismi di riparazione del DNA attivati in microgravità. Inoltre, l’integrità del plasmide sintetico contenuto nelle cellule batteriche fornirà indicazioni preziose per eventuali applicazioni future, come la produzione di composti utili per l’esplorazione umana nello spazio. Questi risultati potrebbero rivoluzionare il modo in cui concepiamo la biologia in ambienti estremi e rappresentare un passo significativo verso la sostenibilità delle missioni spaziali a lungo termine.
Il progetto BioRider, dunque, si pone all’avanguardia della ricerca spaziale, gettando le basi per studi che potrebbero un giorno traslarsi in applicazioni pratiche per l’umanità, sia nello spazio sia sulla Terra. La sua realizzazione e il successo dei relativi esperimenti costituiscono un’opportunità unica per espandere la nostra comprensione della vita e delle sue potenzialità in condizioni inedite.