Ultimo aggiornamento il 21 Aprile 2024 by Francesca Monti
Introduzione:
Reggio Emilia è stata recentemente teatro di una vibrante protesta da parte di attivisti animalisti, diretta contro l’utilizzo di pellicce animali da parte del MaxMara Fashion Group. Le associazioni Lav, Human Society International e Fur Free Alliance hanno organizzato due distinte azioni dimostrative, entrambe rivolte alla famiglia Maramotti, proprietaria del marchio, con l’obiettivo di persuaderli ad eliminare le pellicce dalle collezioni di tutti i loro brand.
Prima Parte: Il Flash Mob di Protesta
Il primo evento, un flash mob autorizzato dalla Digos, si è svolto ieri pomeriggio di fronte al negozio MaxMara, situato in via Emilia San Pietro. Armato di cartelli e megafoni, il gruppo di attivisti ha espresso con forza la propria richiesta di abbandonare l’uso delle pellicce animali, un materiale che, secondo loro, non dovrebbe avere spazio nel mondo della moda.
Sottotitolo: La Richiesta degli Attivisti
Gli attivisti hanno chiesto a gran voce alla famiglia Maramotti di rivedere la loro politica in materia, chiedendo l’eliminazione totale delle pellicce dalle collezioni. Questa richiesta non è nuova, poiché gli stessi attivisti hanno già manifestato il loro dissenso in precedenza, adottando metodi creativi e non violenti per attirare l’attenzione sul problema.
Seconda Parte: La Sorpresa alla Collezione Maramotti
La mattina successiva, lo stesso gruppo di attivisti ha organizzato una seconda azione dimostrativa, questa volta nella Collezione Maramotti, una prestigiosa galleria d’arte. Gli animalisti hanno interrotto una visita guidata intorno alle 11, sfruttando l’occasione per ribadire il loro messaggio contro l’uso delle pellicce.
Sottotitolo: Un Messaggio Ribadito
Questa seconda azione dimostrativa ha colto tutti di sorpresa, ma ha permesso agli attivisti di raggiungere un pubblico diverso, portando la loro lotta contro le pellicce animali in un contesto culturale di alto profilo. Anche in questa occasione, il messaggio è stato chiaro e diretto: la famiglia Maramotti deve adottare una politica “fur-free”.
Terza Parte: La Protesta in Mongolfiera
Due mesi fa, gli stessi attivisti avevano già attirato l’attenzione con una protesta aerea. A bordo di una mongolfiera, avevano sorvolato la sede di MaxMara a Reggio Emilia, srotolando uno striscione in cielo. Il messaggio era lo stesso: adottare una politica “fur-free” e abbandonare l’uso di pellicce di volpe, cane procione e visone, animali che, secondo gli attivisti, trascorrono la loro vita in gabbie di rete metallica, in condizioni di scarso benessere, per poi essere uccisi tramite gas o elettrocuzione.
Sottotitolo: Una Lotta Continua
La protesta degli attivisti animalisti a Reggio Emilia non sembra destinata a fermarsi. La loro lotta contro l’uso delle pellicce animali nel mondo della moda continua, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e di persuadere i grandi marchi, come MaxMara, ad adottare politiche più etiche e rispettose degli animali.