L’abbattimento dei cinghiali che popolano l’isolotto di Spargi, situato all’interno del parco nazionale dell’arcipelago di La Maddalena, ha sollevato una forte opposizione da parte delle associazioni animaliste. Le operazioni di abbattimento sono programmate a partire da oggi pomeriggio, dopo che il sindaco ha emesso un’ordinanza che impone all’ente parco di procedere con la rimozione di questi animali, considerati pericolosi per l’uomo a seguito di numerosi episodi di aggressione. La situazione si fa ancor più seria dopo l’ultimo attacco, che ha coinvolto un bambino di soli 9 anni.
L’ordinanza emessa dal sindaco ha suscitato preoccupazioni nelle associazioni per la protezione degli animali. La decisione è giustificata dalla necessità di garantire la sicurezza pubblica, data la crescente incidenza di aggressioni da parte dei cinghiali. Negli ultimi mesi, sono stati registrati almeno sei episodi che hanno messo in allerta residenti e turisti. In particolare, l’attacco all’enfant in spiaggia ha scatenato un’ulteriore ondata di paura e una richiesta di azioni immediate.
Tuttavia, le modalità di attuazione di questo abbattimento sono state messe in discussione. Le associazioni animaliste sostengono che non esista una chiara distinzione tra i cinghiali pericolosi e quelli non pericolosi. Le operazioni di abbattimento, affidate a tiratori scelti, sollevano interrogativi sulla trasparenza dei criteri utilizzati per selezionare gli animali da eliminare. L’avvocato Michele Pezone della LNDc animal protection ha chiesto un approccio più razionale e a lungo termine, piuttosto che metodi improvvisati e violenti.
LNDc animal protection ha ufficialmente diffidato il sindaco, invitando a fermare le operazioni di abbattimento. La presidente dell’associazione, Piera Rosati, ha evidenziato l’inutilità di queste misure, sottolineando che si tratta di un ulteriore spargimento di sangue. Per le associazioni, la soluzione non risiede nella violenza, ma piuttosto nella pianificazione di interventi non letali e sostenibili per gestire la popolazione di cinghiali.
Parallelamente, l’ENPA ha espresso il proprio dissenso, sollecitando un ripensamento delle azioni da intraprendere. Varie sono le argomentazioni fornite: i cinghiali sarebbero frequentemente avvicinati dai turisti, che, nonostante i divieti di alimentazione, tendono a disturbarli. Gli animalisti avvertono che la vendetta attraverso l’uccisione degli animali non porterà a una soluzione duratura; piuttosto sarà necessario sviluppare strategie di coesistenza.
La crescita della popolazione di cinghiali nell’area ha indotto le associazioni a chiedere un ripensamento delle politiche di gestione della fauna selvatica. La presenza di questi animali può essere attribuita a fattori quali l’urbanizzazione e l’invasione umana nei loro habitat naturali. La gente del posto e i turisti si trovano a interagire sempre di più con la fauna locale, creando una serie di avvenimenti che possono degenerare.
Per affrontare la problematica, le associazioni suggeriscono di implementare piani di educazione per i visitatori, nonché programmi di sterilizzazione e prevenzione delle aggressioni. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra la sicurezza delle persone e la protezione degli animali, promuovendo metodi di controllo delle popolazioni faunistiche che non prevedano l’abbattimento. Il dibattito continua a essere vivo, mentre i cittadini attendono ulteriori sviluppi dalla gestione della situazione nell’arcipelago.
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