Psicologhe del carcere indagate per falso nel caso Pifferi

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Psicologhe del carcere indagate per falso nel caso Pifferi - avvisatore.it

Ultimo aggiornamento il 24 Gennaio 2024 by Redazione

Indagate due psicologhe del carcere di San Vittore per falso ideologico e favoreggiamento

Le due psicologhe del carcere di San Vittore a Milano, Alessia Pifferi e Alessia Pontenani, sono state indagate per falso ideologico e favoreggiamento. Secondo il rappresentante della pubblica accusa, le due professioniste avrebbero “manipolato” l’imputata, coinvolta in un processo per l’omicidio della figlia di 18 mesi Diana, morta di stenti nel luglio del 2022.

Accuse di falso ideologico e manipolazione

L’accusa si basa sul fatto che le due psicologhe avrebbero redatto una relazione in cui attestavano falsamente che Alessia Pifferi avesse un quoziente intellettivo di 40, indicando un deficit grave e una scarsa comprensione delle relazioni di causa ed effetto e delle conseguenze delle proprie azioni. Inoltre, l’avvocata Alessia Pontenani avrebbe partecipato al “disegno criminoso” attestando falsamente il quoziente intellettivo della sua assistita.

Colloqui in carcere e altri casi sotto esame

Secondo il rappresentante della pubblica accusa, i colloqui in carcere tra le psicologhe e Alessia Pifferi non solo non erano necessari, ma avevano come obiettivo principale discutere del procedimento penale e fornire consulenza difensiva, non rientrando nelle competenze delle due professioniste. Inoltre, le indagini hanno portato alla luce altri casi simili, coinvolgendo altre quattro detenute del carcere di San Vittore.

Conclusioni

Le indagini sulla condotta delle due psicologhe del carcere di San Vittore a Milano, Alessia Pifferi e Alessia Pontenani, hanno portato all’accusa di falso ideologico e favoreggiamento. Secondo il rappresentante della pubblica accusa, le due professioniste avrebbero manipolato l’imputata e fornito false attestazioni sul suo stato mentale. Le indagini hanno anche evidenziato altri casi simili, coinvolgendo altre detenute del carcere di San Vittore. L’accusa sostiene che i colloqui in carcere non avevano come obiettivo l’assistenza psicologica, ma piuttosto la consulenza difensiva. Le indagini sono ancora in corso e si sta cercando di fare luce su eventuali altre irregolarità.

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