"Queer": al festival di Venezia il nuovo film di Guadagnino con Daniel Craig esplora amori e solitudini - Occhioche.it
L’attesa è finalmente finita. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, il film “Queer” di Luca Guadagnino si propone di esplorare il mondo complesso e affascinante degli anni ’50, attraverso una lente di attrazione interpersonale che va oltre il mero scandalo. Basato sull’omonimo romanzo di William S. Burroughs, la pellicola con protagonista il noto ex James Bond Daniel Craig si immerge in un racconto di bellezza, fragilità e passione, scatendo emozioni forti e riflessioni profonde.
“Queer” è ambientato nella Città del Messico degli anni ’50, un’epoca segnata da una forte contraddizione tra libertà e repressione. In questo contesto, il protagonista, interpretato da Daniel Craig, si confronta con le proprie dipendenze, sia fisiche che emotive. La sceneggiatura si apre su un mondo di espatriati americani, omosessuali e gaudenti, la cui vita è segnata da un’esistenza al limite. La ricostruzione storica è curata nei minimi dettagli, grazie alla collaborazione con esperti quali lo scenografo Stefano Baisi e il costumista Jonathan Anderson, che hanno lavorato per restituire l’atmosfera del periodo.
L’atmosfera claustrofobica di questa comunità di esclusi e bevitori, tutti alla ricerca di un senso, è accentuata dall’uso di costumi che riflettono le mode e le dinamiche sociali di quel momento. Guadagnino, noto per la sua attenzione ai dettagli, ha voluto rendere il più autentica possibile ogni scena, affermando che l’aspetto estetico del film è frutto di un lavoro meticoloso e collettivo.
Al centro della narrazione si trova un amore impossibile, il cui fulcro è l’incontro con Eugene Allerton, un personaggio che incarna la gioventù e la spontaneità, interpretato da Drew Starkey. La relazione tra i due protagonisti è caratterizzata da una forte tensione erotica, ma anche da un profondo senso di vulnerabilità. Craig stesso ha parlato dell’importanza di rompere il ghiaccio durante le riprese, sottolineando il legame che si è creato con Starkey. “Drew è un attore straordinario e insieme abbiamo cercato di portare un po’ di ilarità e leggerezza in un contesto altrimenti pesante,” afferma l’attore britannico.
Il film, pur essendo focalizzato sul tema LGBT, non si limita a esplorare il sesso, ma approfondisce le relazioni umane e la solitudine. Guadagnino stesso ha descritto “Queer” come una “profonda storia d’amore,” che pone interrogativi sulla condizione umana e sull’inevitabilità della solitudine.
Il regista Luca Guadagnino ha svelato durante un’intervista quanto questo progetto fosse significativo per lui, avendo cercato i diritti per l’adattamento del romanzo di Burroughs per anni. “Quando ho letto il libro per la prima volta, avevo soltanto 17 anni e vivevo a Palermo. Quel romanzo ha segnato una parte fondamentale della mia adolescenza e ho sempre desiderato realizzarne una versione cinematografica,” ha spiegato Guadagnino. La sua insistenza e la determinazione hanno finalmente dato vita a un sogno che si stava concretizzando.
La produzione ha visto la luce grazie alla collaborazione con diverse case di produzione, tra cui la Frenesy e The Apartment, con un budget significativo che ha permesso di realizzare la visione del regista in grande stile. Girato anche a Cinecittà, il film si preannuncia come un’opera visivamente ricca e straordinaria.
Uno degli aspetti più interessanti della produzione è rappresentato dalla scelta di Daniel Craig per il ruolo da protagonista. Inizialmente, il regista temeva un rifiuto da parte dell’attore, appena uscito dal suo lungo impegno con la saga di James Bond. Tuttavia, la sua reazione positiva ha sorpreso tutti, segnando l’inizio di una collaborazione che si preannuncia memorabile. Craig ha descritto l’opportunità di lavorare con Guadagnino come una delle più importanti della sua carriera e ha sottolineato l’intenzione di superare le etichette strettamente legate ai suoi ruoli precedenti.
Il film affronta tematiche scandalo e amore in un modo che rimanda all’umanità dei personaggi, e non alle loro etichette. Nonostante i timori iniziali riguardo alla reazione del pubblico, Craig ha cercato di rappresentare un uomo in tutta la sua complessità, evidenziando la fragilità e la ricerca di connessione. “Non ho il controllo sulla mia immagine, ma voglio interpretare ruoli che sfidano le aspettative e offrono qualcosa di nuovo,” ha affermato l’attore.
“Queer” non è solo un film sui ricordi di un’epoca specifica, ma una riflessione sulle relazioni umane e la loro complessità. La pellicola di Guadagnino si distingue per il suo profondo messaggio che invita a esplorare la solitudine e l’incompletezza dell’essere umano. Nell’attesa della distribuzione nelle sale, prevista dopo la proiezione veneziana, il film promette di essere una delle opere più talkative e significative di questa edizione della Mostra.
Guadagnino ha creato un’opera i cui valori di autenticità e fragilità emergono da ogni fotogramma, rendendo “Queer” non solo un’opera da vedere, ma un’esperienza da vivere.
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