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Razzismo nella curva Nord della Lazio: attacchi contro Lukaku

Cori razzisti contro Lukaku: la curva Nord della Lazio chiusa per una partita

Il derby di Coppa Italia tra Lazio e Roma ha lasciato un brutto segno nel mondo del calcio italiano. Durante la partita, i tifosi della Lazio presenti nella Curva Nord hanno rivolto cori razzisti al calciatore della Roma, Romelu Lukaku. Questo comportamento inaccettabile ha portato il giudice sportivo a prendere una decisione drastica: la chiusura della Curva Nord per la prossima partita della Lazio contro il Napoli, in programma il 28 gennaio all’Olimpico di Roma.

Secondo il rapporto dei collaboratori della Procura federale, i cori razzisti provenivano dal 90% dei 16.000 tifosi presenti nella Curva Nord, Distinti Nord, Est e Ovest. Il giudice sportivo ha preso atto della gravità e della ripetitività di questi comportamenti, decidendo di sanzionare la Lazio con l’obbligo di disputare una partita senza spettatori nei settori interessati.

Squalifiche per i giocatori dopo il derby

Non solo i tifosi, ma anche alcuni giocatori hanno avuto un comportamento scorretto durante il derby. Gianluca Mancini della Roma è stato squalificato per tre giornate, mentre Sardar Azmoun ha ricevuto una squalifica di due giornate. Dall’altra parte, Pedro e Luca Pellegrini della Lazio sono stati squalificati per un turno.

Il giudice sportivo ha spiegato le motivazioni di queste squalifiche. Nel caso di Mancini, dopo il fischio finale ha intimato ai suoi compagni di squadra di non stringere la mano all’arbitro, rivolgendo anche espressioni gravemente offensive nei confronti del direttore di gara. Inoltre, Mancini ha aspettato l’arbitro sulle scale vicino agli spogliatoi degli ufficiali di gara, continuando a rivolgergli ulteriori espressioni offensive.

Un segnale forte contro il razzismo nel calcio

Questi episodi di razzismo nel calcio italiano sono estremamente preoccupanti e richiedono una risposta decisa. La chiusura della Curva Nord per una partita è un segnale forte da parte del giudice sportivo, che vuole mandare un messaggio chiaro: il razzismo non ha posto nel calcio.

Come ha dichiarato il giudice sportivo, “alla luce della gravità, della dimensione e della percezione reale del fenomeno nonché della ripetitività del medesimo, i predetti comportamenti assumono rilevanza disciplinare”. È fondamentale che le istituzioni sportive e le squadre stiano dalla parte della lotta contro il razzismo, adottando misure severe per contrastare questo fenomeno.

Il calcio deve essere un luogo di inclusione e rispetto, dove i giocatori possono esprimere il loro talento senza paura di essere oggetto di discriminazione. È responsabilità di tutti, dai tifosi ai giocatori, passando per le istituzioni, lavorare insieme per eliminare il razzismo dallo sport più amato al mondo.

Redazione

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