Renato Vallanzasca: l’ex boss della mala milanese trasferito in una struttura per malati

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Renato Vallanzasca: l’ex boss della mala milanese trasferito in una struttura per malati - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 13 Settembre 2024 by Giordana Bellante

Il noto ex boss della criminalità milanese, Renato Vallanzasca, sta per affrontare un importante cambiamento nella sua detenzione. Il tribunale di Sorveglianza di Milano ha recentemente deciso di trasferire Vallanzasca dal carcere di Bollate a una struttura assistenziale con differimento della pena in regime di detenzione domiciliare. Questa decisione segue l’istanza presentata dai legali di Vallanzasca, Corrado Limentani e Paolo Muzzi, e ha ricevuto l’approvazione della procura generale. La condizione di salute dell’ex criminale, in particolare il suo decadimento cognitivo, ha giocato un ruolo cruciale in questa scelta.

La decisione del tribunale di sorveglianza

Accoglimento dell’istanza di differimento pena

Nei giorni scorsi, il tribunale di Sorveglianza di Milano ha accolto la richiesta di differimento della pena per Renato Vallanzasca, riconoscendo le gravi condizioni mediche del detenuto. Durante l’udienza, il procuratore generale di Milano, Giuseppe De Benedetto, ha confermato il parere favorevole, evidenziando come il decorso della malattia di Vallanzasca presentasse “una condizione di demenza” e rendesse la sua permanenza in carcere “incompatibile”. La decisione, quindi, non è solamente frutto di una valutazione legale, ma anche di una attenta considerazione delle condizioni di salute dell’ex boss, che ha subito un significativo peggioramento nel corso del tempo.

Il tribunale ha individuato una struttura residenziale nella provincia di PADOVA, specializzata nell’assistenza a persone affette da Alzheimer, come adeguata per garantire il monitoraggio e le cure necessarie. I legali di Vallanzasca, insieme ai medici, hanno sostenuto che la detenzione carceraria avrebbe potuto aggravare ulteriormente le già precarie condizioni di salute del detenuto. Questa scelta riflette una crescente attenzione alle questioni sanitarie all’interno del sistema penale italiano.

Il peggioramento delle condizioni di salute

Segnali di decadimento cognitivo

Le preoccupazioni per la salute di Renato Vallanzasca sono iniziate a emergere all’inizio del 2023, quando il suo stato di salute ha subito un rapido e preoccupante deterioramento. Secondo i legali, Vallanzasca non è più autosufficiente e ha difficoltà ad esprimere ragionamenti coerenti. Questa perdita di capacità cognitive non solo ha sollevato allerta tra gli esperti di salute, ma ha anche portato a una riflessione su come il carcere attuale non sia attrezzato per gestire casi di demenza.

L’avvocato Paolo Muzzi, parlando in aula, ha sottolineato come la detenzione possa rivelarsi un fattore di aggravamento per chi già versa in condizioni cliniche critiche. I medici hanno confermato che la malattia di Vallanzasca, ora certificata, rappresenta “una spirale degenerativa” per il suo stato di benessere. Il carcere di Bollate, infatti, non è strutturato per supportare in modo adeguato detenuti con patologie così gravi, rendendo la sua permanenza una situazione da rivedere con urgenza.

Trasferimento nella struttura residenziale

Un passo verso l’assistenza adeguata

Con l’approvazione del tribunale, Renato Vallanzasca potrà iniziare la sua nuova vita nella residenza assistenziale, che si presenta come l’unica alternativa praticabile rispetto alla detenzione carceraria. Questa struttura, situata nella provincia di Padova, è riconosciuta per la sua capacità di offrire un ambiente sicuro e appropriato per pazienti affetti da malattie degenerative come l’Alzheimer. Secondo l’avvocato Limentani, la struttura ha già effettuato visite e ha riconosciuto la gravità della condizione di Vallanzasca.

Il legale ha messo in evidenza come, per motivi di umanità e rispetto dei diritti del detenuto, il trasferimento rappresenti non solo una questione necessaria ma anche giusta. Vallanzasca, infatti, non rappresenta più un pericolo per la società, avendo usufruito di permessi premio negli ultimi due anni e non avendo alcun collegamento con attività criminose esterne. In questo contesto, il contributo della struttura assistenziale potrebbe rivelarsi cruciale per monitorare e gestire la sua condizione sanitaria, mentre si continua a garantire il rispetto delle misure di sicurezza adeguate.

Le recenti decisioni del Tribunale di Sorveglianza di Milano evidenziano, quindi, una maggiore sensibilità nei confronti delle problematiche sanitarie all’interno del sistema carcerario, sottolineando l’importanza di trovare soluzioni che bilanciano il rispetto della legge e la salute dei detenuti.

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