Con l’avvicinarsi della riapertura delle scuole, l’Unione degli Studenti, Link Coordinamento Universitario e la Rete della Conoscenza si sono mobilitati per dar voce alle problematiche crescenti del sistema educativo italiano. Oggi hanno organizzato un sit-in davanti al Ministero dell’Istruzione e del Merito, lanciando un appello chiaro e deciso: “Vogliamo Potere, il 15 novembre la scuola scende in piazza.” Questa manifestazione rappresenta un punto di partenza per una serie di azioni, in programma nelle prossime settimane, volte a richiedere un cambiamento robusto nel panorama scolastico del paese.
Secondo quanto dichiarato da Tommaso Martelli, coordinatore dell’Uds, la situazione nelle scuole italiane continua a deteriorarsi, evidenziando un’assenza di investimenti significativi da parte del governo. Mentre si spendono ingenti risorse per armamenti e conflitti, l’istruzione sembra essere relegata a una priorità secondaria. Martelli sottolinea che la crisi non si limita a questioni finanziarie, ma si espande anche ai problemi strutturali che infestano l’intero sistema educativo. Questi includono la qualità delle infrastrutture scolastiche e il crescente costo del materiale didattico, che gravano sulle spalle di famiglie e studenti.
In questo scenario, il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, viene criticato per il suo approccio autoritario e competitivo alla gestione delle scuole, che non solo promuove una pressione eccessiva sugli studenti, ma crea anche un ambiente di apprendimento che può risultare tossico. La preoccupazione per la salute mentale degli studenti è un tema sempre più rilevante, con disagi che aumentano senza un adeguato supporto e interventi correttivi.
Martelli spiega che lo slogan della protesta, “Vogliamo Potere,” è un chiaro invito a ripensare il modello esistente di istruzione. Gli organizzatori della manifestazione affermano che il 15 novembre non sarà solo un giorno di protesta, ma l’inizio di una serie di mobilitazioni in tutto il paese, per reclamare diritti e dignità nel contesto educativo. Sarà anche un’occasione per riflettere su come questi cambiamenti debbano essere orientati verso un’istruzione accessibile, libera dalla competizione sfrenata che caratterizza l’attuale sistema.
Tess Kucich, coordinatore della Rete della Conoscenza, ha aggiunto la necessità di dare visibilità a tutte le “soggettività precarie” incluse nel vasto mondo dell’istruzione. Questo riguarda non solo il corpo studentesco, ma include anche i ricercatori e i docenti, coloro che vivono costantemente in uno stato di incertezza e precarietà. Kucich sottolinea che la proposta è quella di costruire un’istruzione che sia realmente inclusiva, mirata a soddisfare le esigenze di tutti e non solo dei privilegiati.
Arianna D’Archivio, coordinatrice di Link-Coordinamento Universitario, ha espresso la volontà di lottare per un’università in grado di garantire il diritto allo studio come un fondamentale diritto umano, piuttosto che un semplice strumento di competizione tra studenti. Ritiene che l’accesso all’istruzione debba essere democratizzato, evitando che diventi un privilegio riservato ai pochi. Il messaggio è chiaro: si desidera promuovere una conoscenza che si ponga al centro del dibattito educativo, sganciandosi dalle logiche di mercato che rischiano di marginalizzare le genuine esigenze formative di tutti gli studenti.
Il sit-in rappresenta quindi un’importante tappa di un lungo percorso di rivendicazione di diritti e dignità nel settore dell’istruzione, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sul valore cruciale della formazione per il futuro della società.
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