Rifiuti galleggianti nel Tevere: la situazione critica e le prospettive future per il fiume - Occhioche.it
L’emergenza rifiuti nel Tevere è tornata a far parlare di sé. Dopo l’insediamento di barriere per la raccolta dei rifiuti, oggi avanza una obiettiva preoccupazione per il futuro della salute dei nostri fiumi. Con l’unica barriera attiva al momento, quella sul Tevere, si pongono interrogativi sul destino della seconda barriera sull’Aniene, rimossa mesi fa. L’inefficienza nella raccolta dei rifiuti sfida le autorità, mentre il rischio di inquinamento ambientale cresce.
A seguito di eventi meteorologici, come i recenti temporali, il Tevere si trasforma in un letamaio galleggiante, come confermato da Rosalba Giugni, presidente di MareVivo. La fondazione ha un osservatorio privilegiato grazie alla sua sede situata all’altezza di lungotevere Arnaldo da Brescia. Qui, gli attivisti hanno potuto osservare il deplorevole spettacolo di frigoriferi, mobili e materiali plastici che confluiscono nel fiume. Ogni anno, miliardi di tonnellate di rifiuti devono affrontare il viaggio verso il mare.
Questo scenario si complica ulteriormente per gli ecosistemi acquatici, compromettendo non solo la biodiversità ma rendendo difficile anche il recupero dei materiali inquinanti una volta giunti in mare aperto. La frustrazione di chi si impegna nella salvaguardia ambientale è palpabile: “Quando il materiale taglia le onde del mare, diventa un lavoro molto più difficile recuperarlo”, avverte Giugni, mettendo in evidenza la necessità di intervenire urgentemente.
Negli ultimi anni, sono stati messi in atto alcuni provvedimenti significativi per arginare l’inquinamento del Tevere e del suo affluente, l’Aniene. La barriera sul Tevere è stata installata dal Lazio nell’ottobre 2019, mentre quella sull’Aniene ha seguito una logica simile, ideata per catturare i materiali plastici in particolar modo. La barriera sull’Aniene, formata da cinque elementi ancorati, era in grado di raccogliere fino a 400 chili di rifiuti.
La decisione di rimuovere la barriera sull’Aniene ha suscitato preoccupazione. Le amministrazioni locali sono ottimiste e promettono di ripristinare l’infrastruttura, come riporta Fabrizio Ghera, assessore regionale, che ha fatto notare l’importanza dei risultati ottenuti sino ad ora grazie alla barriera in funzione. Tuttavia, la mancanza di un piano chiaro per il futuro desta allerta tra le associazioni ecologiste.
Un fattore chiave che potrebbe migliorare la situazione è rappresentato dalla legge “Salvamare” , che prevede l’assegnazione di quasi sei milioni di euro per il periodo 2024-2026, destinati alla raccolta dei rifiuti galleggianti nei sette distretti idrografici del Paese. Tuttavia, la funzionalità di questi fondi rimane in un limbo, in attesa di bandi e attuazioni che tardano ad arrivare.
La presidente di MareVivo, Rosalba Giugni, sottolinea l’assurdità della situazione: “Ci sono fondi disponibili, ma non vengono utilizzati per interventi concreti”. Inoltre, allerta sul fatto che in assenza di un’efficace implementazione delle risorse, il rischio di perdita di fondi resta alto. In effetti, la legge prevede che qualora non siano raggiunti almeno il 70% degli obiettivi, le annualità future vengano revocate. Un avvertimento chiaro che impone una maggiore reattività da parte delle istituzioni.
La Regione Lazio ha già espresso che la barriera sull’Aniene è stata rimossa a causa della scadenza del contratto di gestione dell’appalto. Tuttavia, il futuro della barriera sul Tevere appare al sicuro, grazie alla volontà di prorogare l’appalto. Negli intenti regionali è previsto il ripristino delle barriere con finanziamenti già preposti per il biennio 2024-2026.
Con l’auspicio di un nuovo bando a breve termine, la regione intende garantire continuità operativa per questi sistemi di protezione ambientale. Si prevede inoltre l’installazione di nuove barriere su entrambi i fiumi, Tevere e Aniene, per il 2025. La comunicazione della Regione testimonia una certa reattività, ma il tempo stringe e i risultati sono attesi da tutti coloro che si impegnano per la salvaguardia degli ecosistemi acquatici.
Le problematiche legate all’emergenza rifiuti non colpiscono solo il Lazio: le misure da attuare potrebbero essere un modello per altre regioni italiane. Un approccio collaborativo tra i vari distretti idrografici potrebbe risultare cruciale per migliorare la gestione generale dei nostri corsi d’acqua in sofferenza.
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