Rinominare il Covid: La proposta di Gismondo

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Rinominare il Covid: La proposta di Gismondo - avvisatore.it

Ultimo aggiornamento il 3 Febbraio 2024 by Redazione

Proposta di cambiare nome al Covid-19

Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, ha proposto di cambiare il nome dell’infezione da Sars-CoV-2, comunemente chiamata Covid-19. Secondo l’esperta, il virus è mutato e la malattia che provoca non è più la stessa di quella che ha colpito il mondo quattro anni fa. Gismondo ha commentato i dati del monitoraggio settimanale della Cabina di regia Iss-ministero della Salute, sottolineando che “quello che continuiamo a chiamare Covid dovremmo chiamarlo diversamente”.

Accordo con il ministro Schillaci sul Piano pandemico

Maria Rita Gismondo ha espresso il suo pieno accordo con il ministro Schillaci riguardo al Piano pandemico 2024-2028. L’esperta ha elogiato la volontà del ministro di aprire a miglioramenti e aggiustamenti basati sulla scienza. Gismondo ha sottolineato che le eventuali restrizioni previste dal piano saranno coerenti con la gravità dell’infezione da contrastare, ma sempre nel rispetto della dignità umana.

L’evoluzione del virus Sars-CoV-2

Secondo Maria Rita Gismondo, il virus Sars-CoV-2 è in continua evoluzione. Sebbene continuerà a circolare, l’andamento epidemiologico sarà altalenante, con periodi di maggiori contagi alternati a periodi di minori contagi. Tuttavia, l’esperta ha sottolineato che l’infezione pandemica che ha colpito il mondo nel 2020-2021 non è più la stessa. È quindi necessario adottare un’altra denominazione per la malattia che il virus provoca.

In conclusione, Maria Rita Gismondo ha proposto di cambiare il nome dell’infezione da Sars-CoV-2, poiché il virus è mutato e la malattia che provoca non è più la stessa. Ha inoltre espresso il suo accordo con il ministro Schillaci riguardo al Piano pandemico 2024-2028, sottolineando l’importanza di restrizioni coerenti con la gravità dell’infezione e nel rispetto della dignità umana.

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