Ultimo aggiornamento il 1 Settembre 2024 by Luisa Pizzardi
La scadenza delle concessioni marittime e balneari, prossima al 31 dicembre, sta sollevando preoccupazioni tra gli operatori locali. Le nuove disposizioni, ispirate alla legge BURLANDO, potrebbero favorire l’accentramento delle licenze nelle mani di pochi grandi soggetti, minacciando il già fragile ecosistema di piccole aziende e attività storiche. La presidente di UNIMPRESA, Giovanna Ferrara, lancia l’allerta su come questa situazione potrebbe compromettere la concorrenza e i servizi offerti ai turisti e ai residenti.
Le concessioni marittime e balneari: un’opportunità o una minaccia?
Un nuovo contesto normativo
Le concessioni marittime e balneari sono un tema centrale in molte località costiere italiane, dove il turismo balneare rappresenta non solo una fonte di reddito, ma anche una parte fondamentale dell’identità locale. La legge BURLANDO, che apre la strada a un’assegnazione centralizzata delle concessioni, è stata interpretata da alcuni come una possibilità per razionalizzare i servizi, ma le conseguenze di questa allettante proposta rischiano di rivelarsi catastrofiche per le piccole imprese.
Rischio speculazione e inadeguatezza della concorrenza
Giovanna Ferrara ha evidenziato con fermezza come l’accorpamento delle concessioni possa condurre a una situazione di monopolio nella quale solo pochi operatori, avvantaggiati dai mezzi a disposizione, possano davvero competere. Questo non solo abbatterebbe la concorrenza ma, paradossalmente, potrebbe comportare un aumento dei prezzi e una diminuzione della qualità dei servizi. In un contesto in cui il turismo è sempre più competitivo, il rischio è che i visitatori si ritrovino a dover affrontare una riduzione della varietà dell’offerta in spiaggia e delle attività a disposizione.
La situazione di Talamone: un caso esemplare
Le trasformazioni in corso
Talamone, piccolo borgo nella provincia di Grosseto, è al centro di vivaci polemiche per il recente progetto approvato dall’amministrazione locale. Il piano prevede la trasformazione dell’attuale approdo in un porto turistico di grande rilevanza. Però, a suscitare allarme è il fatto che attualmente esista un solo soggetto privato in gara per l’assegnazione delle concessioni, che andrebbero a sostituire le attuali 18 licenze, finora distribuite tra piccole imprese e associazioni sportive locali.
Impatti sulle realtà locali e sul settore sportivo
Se il progetto andrà a buon fine, il monopolio di fatto si tradurrebbe nella scomparsa di molte attività apprezzate dai turisti e dai residenti, con decenni di storia e tradizione. Invece di garantire servizi diversificati, le attese di una gestione unificata potrebbero portare a un’omologazione dell’offerta e, di conseguenza, a una perdita di identità culturale. Inoltre, sarebbe penalizzato il settore sportivo dilettantistico, con gravi ripercussioni sulla partecipazione giovanile ad attività veliche e marinare. Queste realtà sportive, spesso gestite da associazioni locali, sono fondamentali non solo per la promozione del benessere ma anche per la formazione e l’istruzione dei giovani.
L’appello alla gelosia delle radici locali
Necessità di tutela delle piccole attività
L’appello di UNIMPRESA e di altri organi rappresentativi delle piccole e medie imprese è di intervenire prima che la situazione diventi irreversibile. È essenziale trovare un equilibrio tra le esigenze di sviluppo e la salvaguardia delle attività locali. La proposta di riorganizzazione del settore marittimo dovrebbe rispettare le peculiarità dei territori e valorizzare le piccole realtà, che sono vere e proprie colonne portanti dell’economia locale.
Un futuro incerto
Le prossime settimane saranno cruciali. Le amministrazioni locali hanno la responsabilità di ponderare le decisioni in modo da garantire un futuro in cui competizione e diversità possano coesistere. Le scelte da ora in poi influenzeranno non solo il benessere economico dei piccoli imprenditori, ma anche la qualità dell’esperienza turistica in luoghi come Talamone, ricchi di potenzialità e storia.