Ultimo aggiornamento il 12 Agosto 2024 by Giordana Bellante
La peste suina africana sta nuovamente seminando preoccupazione tra gli allevatori italiani, con l’emergenza che si è aggravata a partire dalla fine di luglio, quando si sono registrati nuovi focolai di infezione in cinque diverse regioni. Le valutazioni di una missione dell’Unione Europea, incaricata di esaminare la gestione della malattia da parte delle autorità italiane, hanno rivelato che le misure adottate sono giudicate insufficienti, alimentando ulteriormente le ansie degli operatori del settore.
La situazione attuale della peste suina africana in Italia
Focolai e diffusione del virus
La peste suina africana, una malattia virale altamente contagiosa che colpisce i suini domestici e selvatici, sta tornando a destare allerta in Italia. Recenti focolai sono stati segnalati in Lombardia, Emilia-Romagna e altre regioni, confermando i timori degli allevatori e degli esperti. Il team di emergenza veterinaria della Commissione Europea ha riscontrato che la “strategia di controllo” attuata in queste aree deve essere migliorata, sottolineando la necessità di un approccio più coordinato e un piano d’azione più incisivo per contenere e, eventualmente, eradicare la malattia.
I relatori hanno avvertito che “l’epidemia sembra avanzare più velocemente delle misure,” con la concreta possibilità di diffusione verso le regioni orientali e meridionali del paese, in particolare verso la Toscana. L’analisi ha evidenziato diverse criticità, tra cui un debole coordinamento tra le regioni, risorse limitate destinate alla sorveglianza sanitaria e insufficienza di supporto finanziario.
Le misure adottate dalle autorità italiane
In risposta alla situazione critica, le autorità italiane, rappresentate dal commissario straordinario Giovanni Filippini, hanno dichiarato di essere intervenute tempestivamente per rafforzare le azioni sanitarie di monitoraggio e controllo della PSA. Filippini ha comunicato che la struttura commissariale ha creato un piano rimodulato in risposta alle raccomandazioni della missione europea, pronto per essere presentato a Bruxelles.
Il primo agosto, quindi, in un atto congiunto tra le direzioni competenti, sono state introdotte nuove misure che includono il divieto di movimentazione dei suini vivi nelle zone di sorveglianza di Piemonte, Lombardia e Emilia-Romagna. Tali misure sono destinate a rimanere in vigore fino al 19 agosto e prevedono l’obbligo di segnalazione di eventuali aumenti di mortalità.
Tuttavia, l’emergenza si presenta ancora critica. Le nuove iniziative legislative, come il Decreto Legge Agricoltura già approvato il mese scorso, che prevede l’impiego di una task force di 177 unità delle Forze Armate, non sono state sufficienti a contenere il virus.
Le reazioni del settore e le prospettive future
Le preoccupazioni degli allevatori
Le associazioni di settore, tra cui Slow Food e Coldiretti, esprimono serie preoccupazioni riguardo agli effetti economici della malattia. Con circa cinquantamila maiali abbattuti per limitare la diffusione della PSA, i danni economici sono significativi. Slow Food, in particolare, sottolinea che “la situazione è al limite del collasso” e continua a deteriorarsi sia dal punto di vista sanitario che economico.
Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, ha ribadito l’importanza di investire in biosicurezza per prevenire nuovi abbattimenti indiscriminati di animali sani e la diffusione incontrollata del virus tra i cinghiali. La necessità di un approccio proattivo, con investimenti nella ricerca e misure preventive, è considerata cruciale per affrontare la crisi attuale.
L’importanza di un intervento coordinato
La richiesta di azioni tempestive e coordinate tra le diverse autorità competenti è essenziale per affrontare l’emergenza della peste suina africana. Assica, l’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, ha enfatizzato l’importanza di una risposta concertata e di investimenti massicci, elementi necessari per creare un sistema di sicurezza e gestione più efficiente nella lotta contro la malattia.
Le autorità sono chiamate ad agire rapidamente e a implementare strategie efficaci, uno sforzo che richiede risorse, cooperazione e un piano d’azione ben definito. L’obiettivo è garantire non solo la salute degli animali, ma anche la sostenibilità economica del settore, fondamentale per il sistema agroalimentare italiano.