Ultimo aggiornamento il 18 Settembre 2024 by Giordana Bellante
Roma ha avviato una significativa trasformazione sociale con la chiusura del campo nomadi di via Cesare Lombroso, un passo importante che segna l’attuazione del “Piano d’azione cittadino per il superamento del Sistema Campi 2023-2026”. Questa decisione, approvata dalla Giunta l’8 luglio 2023, si inserisce in un contesto di attenzione verso le politiche inclusive per la comunità Rom e Sinti, seguendo la strategia nazionale dell’Unione Europea. La chiusura del campo nomadi rappresenta una possibilità di reinserimento sociale e lavorativo per tutte le famiglie coinvolte, offrendo loro un percorso di accompagnamento verso l’abitazione stabile.
Un passo verso l’inclusione sociale
Il programma nazionale
La chiusura del campo nomadi di via Cesare Lombroso è stata guidata dalla volontà di attuare il programma di “uguaglianza inclusione e partecipazione di Rom e Sinti 2021-2030”, sostenuto dal Consiglio dell’Unione Europea il 12 marzo 2021. Questo piano si prefigge di contrastare la marginalizzazione delle comunità Rom e Sinti, promuovendo l’inclusione sociale e garantendo equità di accesso ai servizi fondamentali. La chiusura del campo rappresenta un primo passo decisivo in questa direzione, mettendo in atto strategie concrete per il miglioramento della qualità della vita di queste famiglie.
La delibera approvata segna un cambio di paradigma rispetto alle pratiche passate, improntate su sgomberi forzati e misure punitive. Roma Capitale ha dimostrato l’intenzione di gestire la transizione in modo pacifico, consentendo a ciascun nucleo familiare di partecipare attivamente al processo di ricollocazione.
Ricollocazione e supporto delle famiglie
Delle 145 persone inizialmente presenti nel campo, sono stati accompagnati verso nuove sistemazioni 33 nuclei familiari. Di queste, 36 erano italiane, 85 bosniache e 24 apolidi. La maggior parte, 49 donne e 39 uomini, si trovava in una situazione di vulnerabilità, con 38 minori femmine e 19 maschi. Il programma di accompagnamento ha previsto la ricollocazione di quelle famiglie già in lista d’attesa per alloggi popolari, mentre altri hanno ricevuto supporto per trovare soluzioni abitative private.
Il servizio sociale ha anche attivato circuiti di accoglienza per le situazioni più fragili, dimostrando la flessibilità del sistema nel rispondere ai bisogni individuali. Le azioni di supporto non si fermano qui: proseguiranno fino a giugno 2026, includendo interventi per la regolarizzazione dei documenti e il monitoraggio scolastico. L’obiettivo è non solo garantire un’abitazione, ma anche promuovere l’integrazione lavorativa attraverso percorsi di formazione e tirocini.
L’approccio innovativo di Roma Capitale
Un modello di integrazione
Il Sindaco Roberto Gualtieri ha sottolineato l’innovazione di questo approccio, sottolineando che, per la prima volta nella storia di Roma, il campo è stato chiuso senza un’ordinanza di sgombero né l’uso della forza pubblica. Le famiglie hanno avuto la possibilità di lasciare il campo in modo volontario, un approccio che potrebbe diventare un riferimento per future politiche di inclusione sociale.
L’Assessora alle Politiche Sociali e alla Salute, Barbara Funari, ha condiviso le aspirazioni di replicare questo modello in altri campi della capitale, evidenziando che l’inclusione e il contrasto alla discriminazione siano fondamentali per una reale trasformazione sociale. Questo approccio mira a superare pregiudizi e stigmatizzazioni, affrontando le sfide del vivere sociale in modo proattivo e umano.
Pulizia e bonifica dell’area
Con la chiusura del campo, si è avviato anche un intervento di pulizia e rimozione dei rifiuti, gestito dalla società AMA. L’operazione prevede la rimozione di container e baracche abbandonate, segnando una fase di rinascita per l’area. Successivamente, grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza , sarà avviata un’iniziativa di bonifica che trasformerà l’ex campo nell’ambito di un bosco urbano, promuovendo la sostenibilità e il miglioramento ambientale della zona.
Questi interventi rappresentano molto più di un semplice sgombero; sono il segno tangibile di un impegno per il futuro e il benessere delle persone coinvolte, contribuendo a costruire una Roma più inclusiva e solidale.