marzo 2025: il governo italiano si prepara a rottamare le cartelle esattoriali e ridurre le tasse, un passo cruciale per migliorare le finanze pubbliche
A metà marzo 2025, il governo italiano si prepara ad affrontare una situazione economica complessa, con l’attesa dei risultati della commissione tecnica istituita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). Questa commissione è stata incaricata di esaminare un ingente stock di 1.275 miliardi di euro di cartelle esattoriali non riscosse, un tema cruciale per la gestione delle finanze pubbliche.
La commissione ha il compito di analizzare il vasto magazzino di crediti, identificando le cartelle che non possono essere riscosse, come quelle relative a soggetti decaduti, e quelle che potrebbero essere gestite attraverso meccanismi come la cartolarizzazione. Inoltre, si dovrà decidere quali cartelle potrebbero essere rottamate. La scelta finale, una volta completata l’analisi tecnica, sarà di natura politica, riflettendo le priorità del governo.
Negli ultimi dodici mesi, il debito verso il fisco è aumentato di 69 miliardi di euro, passando da 1.206 miliardi a 1.275 miliardi. Questo incremento rappresenta una sfida significativa per il governo, che deve trovare soluzioni per evitare un ulteriore accumulo di debiti. La commissione dovrà quindi fornire raccomandazioni per affrontare questa problematica, tenendo conto delle difficoltà economiche che molti contribuenti stanno affrontando.
Il confronto politico si intensifica, con la Lega che esercita pressioni per una pace fiscale estesa su un periodo di dieci anni, suddivisa in 120 rate. Questa proposta, già delineata in due disegni di legge presentati alla Camera e al Senato dai parlamentari Gusmeroli e Romeo, potrebbe essere attuata in primavera tramite un decreto o una legge specifica. La Lega mira a ottenere il consenso della maggioranza per questa iniziativa, che potrebbe alleviare la pressione fiscale su milioni di contribuenti.
Nel frattempo, Forza Italia sta spingendo per un taglio delle tasse sui redditi fino a 50.000 euro, proponendo una riduzione dell’aliquota centrale dal 35% al 33%. Tuttavia, le risorse disponibili sono limitate, e la pace fiscale proposta dalla Lega potrebbe costare circa 2 miliardi di euro nella sua versione semplificata, mentre per un’implementazione più ampia, che coinvolgerebbe 10 milioni di contribuenti, il costo salirebbe a 5 miliardi. D’altra parte, il taglio dell’Irpef sostenuto da Forza Italia comporterebbe un onere di 2,5 miliardi per i redditi fino a 50.000 euro, che aumenterebbe a 4 miliardi se si estendesse fino a 60.000 euro.
Le prospettive economiche per il governo italiano potrebbero migliorare grazie alle nuove stime dell’Istat, attese per il 3 marzo, riguardanti il Pil e l’indebitamento per il 2024. Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha accennato a possibili sorprese positive, che potrebbero influenzare le decisioni politiche e fiscali nel breve termine.
Nel mese di dicembre, il governo ha registrato un incasso di quasi 1,7 miliardi di euro grazie al concordato preventivo biennale, un risultato inferiore rispetto alla stima di 2,5 miliardi. Questo scenario evidenzia la necessità di un intervento deciso per stabilizzare le finanze pubbliche e garantire una gestione più efficace delle risorse fiscali.
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