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“Saluto romano: apologia del fascismo e rischio di riorganizzazione”

La Cassazione contesta la violazione della legge Scelba nel caso del Saluto romano

La sentenza delle Sezioni unite della Cassazione ha sollevato una questione riguardo alla violazione della legge Scelba nell’ambito del Saluto romano. Secondo l’articolo 5 della legge, che riguarda l’apologia del fascismo, la violazione può scattare solo quando c’è un concreto pericolo di ricostituzione del partito fascista. La decisione della Cassazione prevede un nuovo processo di Appello per otto militanti di estrema destra che avevano effettuato il Saluto romano durante una commemorazione a Milano nel 2016. Gli imputati erano stati assolti in primo grado nel 2020, ma successivamente condannati nel 2022 dalla Corte d’Appello.

La difficoltà di dimostrare la violazione del divieto

La via scelta dalla Cassazione è piuttosto restrittiva. Non è facile dimostrare la violazione del divieto di rifondare il partito fascista, previsto dalla legge del 1952 che attua la Costituzione. Le manifestazioni commemorative sono considerate reato solo se c’è un concreto pericolo di ricostituzione del partito fascista, che non può essere solo presunto sulla base della violazione della legge. È più agevole la condanna seguendo la legge Mancino del 1993, che vieta le manifestazioni esteriori di movimenti che promuovono l’odio razziale o etnico. Questo reato può concorrere con l’apologia, a determinate condizioni e in presenza dei presupposti di legge.

Le informazioni provvisorie e la posizione dei difensori

Secondo le informazioni provvisorie fornite dalla Cassazione, il Saluto romano è considerato un rituale evocativo del partito fascista e può integrare il delitto previsto dalla legge Scelba. Inoltre, a determinate condizioni, può configurarsi anche la violazione della legge Mancino che vieta le manifestazioni esteriori di organizzazioni che incitano alla discriminazione o alla violenza razziale, etnica, nazionale o religiosa. I difensori degli imputati sono ottimisti riguardo all’appello-bis e sostengono che il Saluto romano durante la commemorazione non costituisce reato. Secondo loro, non ci sono i requisiti per l’applicazione della legge Mancino, in quanto manca l’organizzazione che promuove la discriminazione razziale e la violenza.

La reazione della presidenza del Senato

La decisione della Cassazione sul Saluto romano non è passata inosservata alla presidenza del Senato. Fonti della presidenza ricordano che il presidente stesso aveva dichiarato di attendere con interesse l’esito della decisione della Cassazione, poiché riteneva che fosse necessaria chiarezza. Tuttavia, non è previsto un intervento ulteriore da parte del presidente, che ritiene che la decisione della Cassazione si commenti da sola.

Redazione

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