Sanremo 2025, Morgan critica il panorama musicale: “I cantanti sono legati a sole tre etichette

Morgan critica il Festival di Sanremo, definendolo ripetitivo e privo di sostanza, evidenziando problemi di oligopolio musicale e la necessità di un cambiamento radicale per l’arte.
"Sanremo 2025: Morgan critica il panorama musicale attuale, evidenziando la dominanza di tre etichette sui cantanti." "Sanremo 2025: Morgan critica il panorama musicale attuale, evidenziando la dominanza di tre etichette sui cantanti."
Morgan esprime la sua opinione sul panorama musicale attuale a Sanremo 2025, denunciando la dominanza di sole tre etichette nel settore

Ultimo aggiornamento il 15 Febbraio 2025 by Luisa Pizzardi

Marco Castoldi, meglio conosciuto come Morgan, ha espresso le sue opinioni sul Festival di Sanremo, rivelando una profonda insoddisfazione per l’andamento della manifestazione musicale. In un’intervista rilasciata all’Adnkronos, il noto artista ha dichiarato di non aver ascoltato le canzoni presentate nel corso degli anni, definendo il festival come un evento ripetitivo e privo di sostanza. Le sue affermazioni, cariche di critica, pongono l’accento su un problema che va oltre la musica stessa, toccando questioni di natura culturale e commerciale.

Critiche al festival di sanremo

Durante la conversazione, Morgan ha sottolineato che, a suo avviso, le edizioni del Festival di Sanremo degli ultimi dieci anni non hanno mostrato alcuna innovazione. “Le canzoni? Non le ho neanche sentite e non mi interessa farlo”, ha affermato, evidenziando una mancanza di interesse sia per la musica che per il contesto in cui si svolge l’evento. Secondo lui, il festival ha perso la sua essenza, trasformandosi in un grande “baccano senza senso” che non rispetta il servizio pubblico che dovrebbe garantire.

Inoltre, Morgan ha chiarito che la sua critica non si limita alle canzoni, ma si estende all’intero sistema che regola il festival. “La mia è una considerazione sul tema di un’istituzione popolare di grande importanza a livello sia culturale che finanziario”, ha aggiunto, mettendo in evidenza come il festival dovrebbe rappresentare un’opportunità per tutti gli artisti, non solo per quelli legati a poche case discografiche.

Il problema dell’oligopolio musicale

Un altro punto cruciale sollevato da Morgan riguarda la concentrazione del mercato musicale. “Tutti i cantanti appartengono a solo tre case discografiche“, ha dichiarato, descrivendo la situazione come un oligopolio che limita la libertà di espressione e di scelta. Secondo lui, questo non è un mercato libero e non è accettabile dal punto di vista costituzionale. Morgan ha sottolineato che, sebbene le major siano una parte importante dell’industria musicale, è inaccettabile che ci sia un ostacolo per le etichette indipendenti, che producono musica di qualità e meritano di essere ascoltate.

La sua critica si estende anche al modo in cui vengono selezionati gli artisti per il festival. “Sarebbe come chiedere di giudicare come giocano i singoli giocatori di una squadra che partecipa al campionato illecitamente”, ha affermato, evidenziando come le regole attuali escludano un gran numero di talenti. Morgan ha messo in discussione la validità di un sistema che permette solo a pochi di partecipare, creando un ambiente elitario che non riflette il reale panorama musicale.

Riflessioni sull’arte e il mercato

Infine, Morgan ha affrontato il tema della relazione tra arte e mercato, sostenendo che confondere i due ambiti è un errore. “Se vogliamo essere utili a una causa culturale dobbiamo smetterla di pensare di giudicare le canzoni“, ha affermato, sottolineando che finora non c’è stata la volontà di creare un contesto in cui la musica possa prosperare al di là della mera logica commerciale. L’artista ha avvertito che se il mercato continua a prevalere sull’arte, si rischia di compromettere non solo la musica, ma anche l’intero settore culturale.

In conclusione, Morgan ha espresso il desiderio di vedere un cambiamento radicale nel modo in cui il Festival di Sanremo viene organizzato e percepito. “Arte e mercato dialogano e sono complementari, ma non si devono distruggere a vicenda”, ha concluso, lasciando intendere che un approccio più equilibrato potrebbe portare a un futuro migliore per la musica italiana.

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