Scoperta preistorica: ritrovato cranio di cervo gigante lungo il Po, un tesoro della Pianura Padana

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Scoperta preistorica: ritrovato cranio di cervo gigante lungo il Po, un tesoro della Pianura Padana - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 23 Agosto 2024 by Luisa Pizzardi

Le sponde del fiume Po continuano a rivelare segreti del passato. Recentemente, volontari del gruppo ambientalista e di Protezione civile Il Nibbio hanno portato alla luce un importante reperto archeologico durante il recupero di attrezzature faunistiche. Questa scoperta, avvenuta lungo gli Spiaggioni di Spinadesco, in provincia di Cremona, ha riportato alla luce un frammento di storia risalente a millenni fa.

Rinvenimento del cranio di cervo gigante

Le circostanze della scoperta

Il ritrovamento è avvenuto nel contesto di un progetto di monitoraggio della fauna nella zona. Durante il recupero di alcune foto-trappole utilizzate per i censimenti faunistici, i membri del Nibbio sono stati sorpresi dal materiale che affiorava dalla sabbia. All’inizio, il presidente del gruppo, Fabio Guarreschi, ha descritto l’oggetto come un semplice pezzo di ferro, mimetizzato tra il fango e l’acqua. Tuttavia, un’ispezione più attenta ha rivelato la vera natura del reperto: il frontale del cranio di un cervo della specie megacero, noto anche come alce irlandese.

Importanza del cervo megacero

Il cervo megacero è una specie la cui esistenza è databile tra i settantamila e i dodicimila anni fa, una testimonianza significativa della fauna che popolava la Pianura Padana. Questo cervo gigante, caratterizzato da corna imponenti, è stato un simbolo della megafauna europea. Il suo habitat spaziava dall’Europa fino all’Asia Centrale, contribuendo a una comprensione più profonda degli ecosistemi preistorici e delle loro dinamiche.

Il rinvenimento di un cranio di cervo megacero non solo arricchisce il patrimonio storico e culturale della zona, ma offre anche opportunità di studio sui cambiamenti climatici e ambientali avvenuti nel corso dei millenni.

Procedura legale e conservazione del reperto

Riti e normative per il recupero

Dopo aver identificato il cranio, il gruppo Il Nibbio ha rispettato le normative vigenti, presentando una denuncia di rinvenimento occasionale ai carabinieri del nucleo tutela ambientale di Monza. Questa procedura è fondamentale nel processo di salvaguardia del patrimonio archeologico, garantendo che i reperti siano adeguatamente gestiti e studiati da esperti. A seguito della denuncia, i carabinieri hanno informato la sovrintendenza, che ha rilasciato l’autorizzazione per il recupero del reperto.

Destinazione finale del cranio

Attualmente, il cranio è stato consegnato al museo paleontologico di San Daniele Po. Qui, gli esperti procederanno con ulteriori verifiche e analisi. Tali studi non solo permetteranno di confermare l’autenticità del reperto, ma anche di fornire ulteriori informazioni sulla vita e le condizioni ecologiche in cui viveva il cervo megacero.

Il deposito di questo importante artefatto in un museo offrirà l’opportunità a ricercatori e visitatori di comprendere meglio la biodiversità del passato e il ruolo della Pianura Padana negli eventi preistorici. La cura e la conservazione di questo reperto daranno quindi nuove informazioni al campo della paleontologia e contribuiranno all’arricchimento delle collezioni museali.

La scoperta rappresenta un importante passo in avanti nella valorizzazione e tutela del patrimonio archeologico italiano e testimonia l’importanza del lavoro svolto da volontari e istituzioni nel mantenere viva la memoria storica del nostro territorio.

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