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Scoperta un’operazione di prostituzione in un night club storico del centro di Roma, chiuso dalle autorità

Nel cuore pulsante di Roma, a pochi passi dalla celebre Fontana di Trevi, è emersa una verità sconcertante che ha portato alla chiusura di un anziano night club. Questa attività, che si è rivelata un centro di prostituzione mascherata, è stata oggetto di un’intensa operazione condotta dalla polizia e dalla guardia di finanza. Sotto la superficie di spettacoli privati e intrattenimenti, si celava un sistema complesso di sfruttamento di ragazze, prevalentemente straniere. L’articolo analizza i dettagli dell’operazione, portando alla luce il coinvolgimento di figure conosciute e il meccanismo che ha reso possibile questa attività illegale.

Un’operazione illecita nel cuore di Roma

Le modalità operative del night club

L’operazione ha rilevato un ambiente in cui le pratiche di prostituzione erano sistematicamente integrate in un contesto di intrattenimento notturno. In via dell’Umiltà, il night club offriva spettacoli a pagamento alle sue clienti, con tariffe che variavano a seconda della durata del servizio prestato. Si segnalano prezzi che arrivavano fino a 300 euro per un rapporto completo, suggerendo una struttura tarifaria ben definita e sfruttata dai gestori. Le ragazze, che vi lavoravano, venivano reclutate attraverso annunci pubblicati online e tramite il passaparola, spesso in situazioni di vulnerabilità economica e sociale, costrette a dividere i loro guadagni con i proprietari del locale.

La gestione del giro di prostituzione

Al centro delle indagini c’era A.D.S., un imprenditore 56enne con una lunga carriera nel settore, che rivendicava la sua notorietà per aver aperto negli anni ’90 un locale con Riccardo Schicchi, storico regista del porno. A.D.S. non era solo: insieme a lui erano sotto indagine anche altre persone, tra cui un ottantenne deceduto e un sessantaquattrenne, imponendosi nel quadro dell’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. D.S. aveva già avuto precedenti di coinvolgimento in attività simili, indicativi di un reiterato comportamento illecito.

Indagini e scoperte inquietanti

L’inizio delle indagini

Le indagini sono state avviate dalla procura di Roma, inizialmente in seguito a un sopralluogo da parte delle autorità competenti. Gli inquirenti hanno raccolto numerose testimonianze di donne che avevano lavorato nel locale e che hanno rivelato dettagli sconvolgenti sulla gestione e sulle modalità operative. Oltre alle dichiarazioni, sono stati utilizzati video e intercettazioni ambientali, che hanno confermato la natura del servizio offerto. Le investigative hanno documentato almeno quattordici spettacoli “speciali”, durante i quali si consumavano veri e propri atti sessuali.

I vari aspetti della clandestinità

Particolare attenzione è stata rivolta agli ambienti di lavoro, dove le ballerine ricevevano istruzioni non solo sui performance artistiche, ma anche su come interagire con i clienti e affrontare controlli della polizia. Le registrazioni rinvenute durante le perquisizioni hanno mostrato una rete di comunicazione tra D.S. e le ragazze, confermando l’attività illecita. I registri contabili e le note trovate nel club hanno rivelato la dimensione economica del fenomeno, illustrando come l’attività di sfruttamento fosse ben documentata e organizzata.

Le conseguenze legali e il futuro del locale

L’arresto del gestore

Il giudice per le indagini preliminari Annalisa Marzano ha disposto il carcere per D.S., ritenuto recidivo e pericoloso per l’inquinamento delle prove. Le accuse a suo carico rappresentano la punta di un iceberg che affonda le radici nella trasgressione e nello sfruttamento sistematico. Sebbene il locale sia stato messo sotto sequestro preventivo e D.S. arrestato, altre figure coinvolte, come l’80enne deceduto durante le indagini, hanno visto le loro posizioni legali differenti, specie per la sua volontà apparente di allontanarsi da questo ambiente.

Un’impronta di sfruttamento nella capitale

Questa operazione ha portato alla luce l’esistenza di una rete di sfruttamento e degrado che, purtroppo, si nascondeva sotto l’apparente facciata di un locale di intrattenimento. La riapertura e la normalizzazione del locale ora sembrano di là da venire, mentre la giustizia continua a lavorare per garantire che nonostante il velo di oscurità, tali attività illegali possano essere smascherate e fermate nel cuore della Capitale. La lotta contro la prostituzione e lo sfruttamento in Italia rimane una battaglia continua, e queste indagini rappresentano un importante passo nel rafforzare la consapevolezza sociale e legale su tali problematiche.

Giordana Bellante

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