Ultimo aggiornamento il 11 Gennaio 2024 by Redazione
Uno studio globale rivela oltre 200 geni associati alla depressione
Un nuovo studio globale, il primo di questa portata a coinvolgere persone di diverse etnie, ha identificato oltre 200 geni associati alla depressione. La ricerca, pubblicata su Nature Genetics e coordinata dall’University College di Londra (Ucl), potrebbe aprire la strada a nuove strategie di cura per questa malattia. In particolare, potrebbe essere possibile riposizionare farmaci già esistenti per trattare la depressione. Uno di questi farmaci potrebbe essere la metformina, un farmaco antidiabetico ampiamente utilizzato.
Lo studio, guidato da Karoline Kuchenbaecker dell’Ucl, ha coinvolto diverse realtà internazionali, tra cui consorzi, enti e gruppi di lavoro in Regno Unito, Stati Uniti, Cina e Giappone. Gli autori hanno utilizzato diversi metodi di indagine genetica, tra cui studi sul genoma e sul trascrittoma, e hanno analizzato informazioni genetiche provenienti da 21 coorti di diversi Paesi. Complessivamente, lo studio ha coinvolto quasi un milione di partecipanti di diverse origini etniche, tra cui 88.316 pazienti con depressione maggiore. Grazie a queste analisi, sono stati identificati più di 50 nuovi loci genetici e 205 nuovi geni collegati alla depressione.
Alcuni dei geni identificati potrebbero avere implicazioni nello sviluppo di nuovi farmaci antidepressivi. In particolare, i ricercatori hanno evidenziato il gene Ndufaf3, che è stato associato in precedenza all’instabilità dell’umore e che è influenzato dalla metformina, un farmaco comunemente usato per il trattamento del diabete di tipo 2. Studi condotti su animali hanno suggerito un possibile legame tra l’assunzione di metformina e una riduzione della depressione e dell’ansia. Alla luce di questi risultati, gli autori ritengono che sia necessario approfondire ulteriormente questa connessione.
Secondo Kuchenbaecker, “questo studio dimostra in modo inequivocabile che la nostra comprensione delle malattie complesse come la depressione rimarrà incompleta finché non supereremo il pregiudizio ‘eurocentrico’ nella ricerca genetica e non studieremo le cause in persone di diverse origini in tutto il mondo”. L’autrice principale dello studio sottolinea inoltre che molti dei geni precedentemente associati al rischio di depressione potrebbero influenzare la probabilità di sviluppare questa malattia solo nelle persone di origine europea. Pertanto, è fondamentale lavorare su set di dati genetici diversificati per poter sviluppare nuovi farmaci che possano aiutare pazienti di tutte le origini etniche.
Questo studio rappresenta un importante passo avanti nella comprensione della depressione e potrebbe aprire nuove strade per il trattamento di questa malattia. La scoperta di oltre 200 geni associati alla depressione potrebbe consentire lo sviluppo di nuovi farmaci mirati e personalizzati per i pazienti affetti da questa malattia. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per confermare e approfondire questi risultati.