Sotto l'Angelo di Castello: lo spettacolo 'L'Iliade' portato in scena da Mimmo Cuticchio - Occhioche.it
La IV edizione della rassegna “Sotto l’Angelo di Castello: danza, musica, spettacolo” sta per prendere avvio, offrendo un’importante opportunità di cultura e intrattenimento. Il 27 agosto, alle ore 21.00, nel suggestivo Cortile Alessandro VI di Castel Sant’Angelo, andrà in scena l’opera “L’ILIADE O SIA IL RISCATTO DI PRIAMO“, un adattamento scenico dell’epico poema di Omero. La regia è affidata a Mimmo Cuticchio, che vedrà salire sul palcoscenico un cast d’eccezione comprendente i talentuosi Giacomo Cuticchio, Tania Giordano e Giuseppe Graffeo. Questa messa in scena, concepita nella maestosa cornice del museo, promuove una sinergia artistica tra attore, danzatore e musicista, abbracciando così il tema della valorizzazione del patrimonio culturale.
La rappresentazione si distingue per l’uso dei pupi, simbolo della tradizione del Teatro dell’Opera dei Pupi siciliano. Proprio su questo, Mimmo Cuticchio ha basato la sua creazione, implementando una narrazione che fonde elementi epici con il linguaggio contemporaneo. Giacomo Cuticchio, suo figlio e collaboratore, ha composto una suite musicale specificamente per lo spettacolo, unendo armonicamente strumenti antichi e moderni. Questo connubio musicale rappresenta una progressione dinamica della storia, rievocando i ritmi improvvisativi tipici del teatro dei pupi, mentre sul palcoscenico nuove figure di pupi, mirate a rappresentare eroi greci e troiani, si muovono seguendo le linee tradizionali persino nell’ideazione tecnica.
Il riconoscimento dell’UNESCO del 18 maggio 2001 ha dato un valore universale a quest’arte. Essa è stata inserita nel patrimonio immateriale dell’umanità e rappresenta un importante veicolo di trasmissione culturale. La famiglia Cuticchio, custode di questa tradizione, si propone di mantenere viva la memoria di un’arte che è già stata patrimonio delle generazioni passate.
“L’Iliade” non è presentata come un semplice spettacolo da palcoscenico. La composizione scenica si dipana attraverso tre diverse dimensioni: i pupi, rappresentanti dei guerrieri, i pupari, che impersonano i sacerdoti, e gli attori, qui chiamati a rivestire i panni degli dei dell’Olimpo. Questo triplice livello di interazione crea uno spazio narrativo ricco di suggestioni. La sfida di Mimmo Cuticchio è stata quella di riuscire a trasmettere queste complesse dinamiche di potere e di emozioni, portando la classicità dell’Iliade a una fruizione moderna ed emozionante, capace di catturare l’attenzione di un pubblico eterogeneo.
La coreografia e il dialogo tra i vari elementi della rappresentazione sono progettati in modo che il pubblico possa seguire le evoluzioni degli eventi narrati con una partecipazione attiva. Anche l’illuminazione e i costumi sono studiati per evocare simbolicamente l’atmosfera dell’epoca, creando un’esperienza multisensoriale che stravolge il concetto di spazio scenico tradizionale.
Il racconto trae origine dalla controversia tra i greci e i troiani, iniziata con il rapimento di Elena da parte di Paride, il principe di Troia. Questo atto scatenò la furia di Menelao, re di Sparta, che, insieme al fratello Agamennone, decise di unire le forze dei principali guerrieri greci per vendicare l’affronto subìto. Tra i guerrieri neo arruolati si annoverano figure storiche come Ulisse, Aiace, Diomede, Patroclo e Achille, l’eroe per eccellenza, la cui ira sarebbe stata uno dei motivi centrali dell’opera.
Le navi greche, cariche di guerrieri e determinazione, approdano sulle coste troiane. La comunità troiana, guidata dal re Priamo, si riunisce e prepara a difendere la propria città. Una mossa strategica non da poco è quella di affidare il comando a Ettore, suo primogenito e valoroso guerriero. Il conflitto nasce quindi non solo da passioni personali, come l’amore e la vendetta, ma anche dall’orgoglio, dalla strategia e dalla volontà di potere, tutti elementi sempre attuali nel corso della storia umana.
Questa complessità di emozioni e motivazioni è ciò che rende l’Iliade di Omero un’opera senza tempo, riuscendo a mettere a nudo la natura umana, con le sue aspirazioni e i suoi vizi, rendendo la rappresentazione dell’opera di Cuticchio non solo un tributo a una tradizione, ma anche un invito alla riflessione sul presente.
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