Strage nelle carceri italiane: la situazione di sovraffollamento e le recenti decisioni del giudice di sorveglianza di Milano

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Strage nelle carceri italiane: la situazione di sovraffollamento e le recenti decisioni del giudice di sorveglianza di Milano - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 20 Agosto 2024 by Luisa Pizzardi

Il sovraffollamento nelle carceri italiane continua a rappresentare una grave emergenza, con strutture che sono ben oltre la loro capacità. In questo contesto, il giudice del Tribunale di Sorveglianza di Milano, Gloria Gambitta, ha recentemente rigettato la richiesta di un detenuto del carcere di San Vittore, il quale lamentava la privazione del “spazio standard” previsto dalla normativa europea. I dati mostrano che il carcere milanese ospita oltre il doppio dei detenuti rispetto alla capienza prevista. La questione del trattamento dei prigionieri, in particolare le condizioni di detenzione, merita un’esame approfondito.

La situazione del carcere di San Vittore

L’emergenza del sovraffollamento

Recenti rapporti della Camera Penale hanno rivelato che il carcere di San Vittore a Milano attualmente ospita 1007 detenuti, rispetto a una capienza massima di 450 persone. Questo sovraffollamento estremo crea un contesto difficile non solo per i detenuti, ma anche per il personale penitenziario, che deve gestire una situazione di grande stress e difficoltà operativa. Le condizioni di vita all’interno delle prigioni italiane sono diventate un tema controverso, con richieste di riforme che insistono sulla necessità di ridurre il numero di detenuti per migliorare gli standard di vita e trattamenti all’interno delle strutture. Il giudice Gambitta, nel rigettare il reclamo, ha sottolineato che la privazione dello spazio non costituisce automaticamente un viaggio in territori di trattamento inumano.

Le valutazioni del giudice

Nella sua ordinanza, il giudice ha esaminato minuziosamente le condizioni di vita del 63enne che ha presentato reclamo, affermando che il detenuto ha sempre goduto di uno spazio individuale superiore ai 3 metri quadrati, vivendo in una cella di 9 metri quadrati. Le analisi hanno riportato che le celle sono dotate di finestre, servizi igienici separati e di adeguate condizioni di illuminazione e riscaldamento. Ogni piano include anche un locale docce con acqua calda, garantendo la possibilità di igiene e assistenza sanitaria disponibili ventiquattro ore su ventiquattro. Sebbene i problemi di sovraffollamento siano indiscutibili, il giudice sostiene che si tratta di situazioni di disagio, ma non di condizioni degradanti.

Le richieste del detenuto e la reazione del tribunale

Richiesta di regimi di detenzione più favorevoli

Il detenuto, assistito dalle avvocate Valentina Alberta e Francesca Salvatici, ha anche presentato una richiesta per il ripristino del precedente regime di detenzione “aperta”, che consentiva di trascorrere più tempo al di fuori delle celle. Tuttavia, il giudice ha chiarito che non esiste un diritto soggettivo a trascorrere un tempo maggiore al di fuori della camera di pernottamento. Secondo il giudice, se le limitazioni non ledono i diritti fondamentali come quello alla salute o allo studio, devono rimanere nell’ambito delle regole di sicurezza stabilite all’interno del carcere.

Il contesto dei suicidi in carcere

Dati recenti del Ministero della Giustizia hanno rivelato che nel solo anno 2024 si sono registrati 44 suicidi nelle carceri ad alta sicurezza, con l’88% avvenuti nelle strutture a custodia chiusa. Questo evidenzia una seria problematica legata alle condizioni che caratterizzano il trattamento delle persone detenute, rendendo necessarie indagini più dettagliate su come l’ambiente carcerario influisca sulla salute mentale dei prigionieri. Le legali del detenuto intendono fare appello contro la decisione riguardante sia il sovraffollamento sia il regime di custodia.

Iniziative in corso per migliorare le condizioni penitenziarie

Formazione professionale per la polizia penitenziaria

Spostando l’attenzione dalle sé delle carceri arrivate a Roma, l’assessore al Personale e alla Sicurezza urbana del Lazio, Luisa Regimenti, ha annunciato l’impegno della regione nel fornire 50 mila euro per corsi di formazione professionale per gli agenti di polizia penitenziaria. Tale iniziativa mira a migliorare le capacità del personale di gestire una popolazione carceraria in continua evoluzione, ponendo attenzione anche al benessere degli agenti che operano in condizioni di stress e a rischio per la loro incolumità.

Assunzione di nuovi agenti

Il governo italiano si sta muovendo nella direzione di affrontare la crisi del personale nelle carceri, prevedendo l’assunzione di mille nuovi agenti di polizia penitenziaria. La distribuzione di tali assunzioni prevede cinquecento nuovi ingressi nel 2025 e altrettanti nel 2026, rendendo possibile una gestione più efficace delle attuali situazioni problematiche degli istituti penitenziari. Regimenti ha sottolineato che una migliore condizione di lavoro per gli agenti non solo beneficerà il loro benessere, ma contribuirà anche a garantire un sistema di detenzione più umano e dignitoso per i detenuti.

Attraverso queste azioni, le autorità locali e nazionali mirano a sventare le problematiche di sovraffollamento e a assicurare che i diritti di tutti i soggetti coinvolti, siano essi detenuti o agenti, siano adeguatamente tutelati nell’elaborazione delle politiche penitenziarie.

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