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Suicidio assistito in Lombardia: si registra il primo caso di fine vita autorizzato

Un evento senza precedenti ha scosso la Lombardia, segnando un momento cruciale nella discussione sul suicidio assistito in Italia. La tragica vicenda di una donna di 50 anni, affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre tre decenni, ha portato alla luce le complessità e le sfide legate a questo tema delicato. La donna, il cui nome è stato cambiato in Serena per tutelarne la privacy, ha scelto di porre fine alla sua vita nella propria abitazione, dopo aver ricevuto il farmaco letale e la strumentazione necessaria dal Servizio sanitario nazionale, nove mesi dopo la sua richiesta.

Il caso di Serena in Lombardia

Serena, residente in Lombardia, ha vissuto una vita segnata da una malattia debilitante che l’ha costretta a una condizione di totale dipendenza. La sua decisione di ricorrere al suicidio assistito rappresenta il primo caso di questo tipo nella regione e il sesto a livello nazionale. La donna ha intrapreso il percorso previsto dalla legge, che consente di accedere a questa opzione in determinate circostanze, e ha ricevuto l’assistenza necessaria dal Servizio sanitario nazionale, che ha fornito il farmaco e gli strumenti richiesti.

La richiesta di verifica delle sue condizioni è stata inviata all’azienda sanitaria locale all’inizio di maggio 2024. Dopo un lungo processo di approvazione, che ha incluso il parere di un comitato etico, Serena ha ricevuto conferma di soddisfare i requisiti stabiliti dalla Corte Costituzionale. Tuttavia, il percorso non è stato privo di ostacoli: a novembre, l’azienda sanitaria ha comunicato che non avrebbe fornito il farmaco e la strumentazione, lasciando la responsabilità al medico di fiducia di Serena, il dottor Mario Riccio, per indicare le modalità di autosomministrazione.

Con l’assistenza legale dell’avvocata Filomena Gallo, Serena ha presentato la documentazione necessaria, che ha portato a una conferma finale da parte della commissione di esperti. Nonostante le difficoltà, la determinazione di Serena ha prevalso, e il farmaco le è stato infine fornito, consentendole di procedere con la sua decisione.

Il messaggio di Serena e la sua scelta

Prima di compiere il gesto estremo, Serena ha lasciato un messaggio toccante, esprimendo il suo amore per la vita nonostante le sofferenze inflitte dalla malattia. Ha affermato che la sua esistenza era stata intensa e felice, e che la sua scelta non era un segno di mancanza d’amore per la vita, ma piuttosto un atto di rispetto verso se stessa e la sua dignità. “Quando cominci a sentire la sofferenza oltre a quella fisica, capisci che anche la tua anima deve avere il diritto di essere rispettata”, ha scritto, evidenziando la profondità del suo dolore e la necessità di libertà.

Serena ha quindi programmato la data della sua autosomministrazione, avvenuta nel mese di gennaio 2025, assistita dal dottor Riccio e circondata dai suoi cari. Questa scelta ha suscitato un ampio dibattito pubblico, ponendo l’accento sulla necessità di una legislazione chiara e definita riguardo al suicidio assistito in Italia.

Le reazioni e le implicazioni legali

Filomena Gallo e Marco Cappato, esponenti dell’Associazione Luca Coscioni, hanno commentato il caso, sottolineando l’importanza di garantire il diritto all’assistenza medica per la morte volontaria. Hanno criticato la decisione del Consiglio regionale di Lombardia di dichiararsi incompetente in materia, chiedendo un riesame della legislazione vigente. “Se fosse stata in vigore la nostra legge di iniziativa popolare ‘Liberi subito’, Serena avrebbe potuto seguire una procedura chiara e definita”, hanno dichiarato, evidenziando le difficoltà affrontate dalla donna durante il lungo processo di approvazione.

Il caso di Serena ha acceso un dibattito cruciale sulla necessità di una legislazione più chiara e accessibile riguardo al suicidio assistito in Italia, evidenziando le sfide che i pazienti e le loro famiglie devono affrontare in situazioni di sofferenza estrema. La vicenda ha messo in luce non solo le complessità legali, ma anche le profonde implicazioni etiche e umane legate a questa delicata questione.

Giordana Bellante

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