Un detenuto di 74 anni, Giuseppe Santoleri, si è tolto la vita nella casa circondariale di Castrogno, a Teramo. ‘uomo, condannato a 18 anni di reclusione per l’omicidio e l’occultamento del cadavere della ex moglie, avrebbe compiuto il gesto estremo a causa delle lungaggini processuali e delle condizioni inadeguate del carcere. A denunciare la situazione è l’avvocata Federica Di Nicola, che ha seguito il caso e ha cercato invano di ottenere il trasferimento del suo assistito in una struttura alternativa.
“Santoleri è stato ammazzato dallo Stato italiano, dalle lungaggine processuali e dall’incuria e inadeguatezza dell’Istituto carcerario”, ha dichiarato l’avvocata. “Era un uomo malato, anziano e sfinito da un vissuto logorante, le cui condizioni di salute si sono rivelate incompatibili con la detenzione carceraria. Ho lottato per ottenere la concessione di una misura alternativa alla detenzione, con istanza depositata il 18 gennaio scorso presso il Tribunale di sorveglianza dell’Aquila, ma tutti i miei tentativi si sono rivelati inutili”.
La Procura di Teramo ha aperto un’indagine sull’accaduto e ha disposto l’autopsia sul corpo di Santoleri. Secondo i primi accertamenti, l’uomo si sarebbe strangolato con l’aiuto della struttura che circondava il suo letto.
“Ho trovato una struttura idonea a garantire a Giuseppe cure necessarie ed adeguate a Selva di Altino, in provincia di Chieti”, ha continuato l’avvocata. “Ma il Tribunale di sorveglianza, noncurante delle precarie condizioni di salute del Santoleri, ha disposto ben tre rinvii di udienza, fissando la data del 18 luglio come ultimo appuntamento. Il mio assistito mi aveva preannunciato che non avrebbe aspettato fino a quella data, ma avevo cercato di confortarlo e rassicurarlo, promettendogli che sarebbe stato l’ultimo rinvio”.
“Ho tentato di accelerare i tempi, rivolgendomi anche al garante dei detenuti, ma tutto ciò è stato inutile”, ha concluso l’avvocata. “Mi sento fortemente affranta e delusa, come donna e come avvocata, tutti i miei tentativi di aiutare Giuseppe si sono rivelati inutili”.
La tragica morte di Giuseppe Santoleri, detenuto di 74 anni che si è tolto la vita nella casa circondariale di Castrogno, a Teramo, ha portato alla luce le difficoltà e le inadeguatezze del sistema carcerario italiano. A denunciare la situazione è l’avvocata Federica Di Nicola, che ha seguito il caso e ha cercato invano di ottenere il trasferimento del suo assistito in una struttura alternativa.
“Santoleri è stato ammazzato dallo Stato italiano, dalle lungaggine processuali e dall’incuria e inadeguatezza dell’Istituto carcerario”, ha dichiarato l’avvocata. “Era un uomo malato, anziano e sfinito da un vissuto logorante, le cui condizioni di salute si sono rivelate incompatibili con la detenzione carceraria. Ho lottato per ottenere la concessione di una misura alternativa alla detenzione, con istanza depositata il 18 gennaio scorso presso il Tribunale di sorveglianza dell’Aquila, ma tutti i miei tentativi si sono rivelati inutili”.
Secondo l’avvocata, il Tribunale di sorveglianza avrebbe disposto ben tre rinvii di udienza, nonostante le precarie condizioni di salute di Santoleri. “Ho trovato una struttura idonea a garantire a Giuseppe cure necessarie ed adeguate a Selva di Altino, in provincia di Chieti”, ha continuato l’avvocata. “Ma il Tribunale di sorveglianza, noncurante delle precarie condizioni di salute del Santoleri, ha disposto ben tre rinvii di udienza, fissando la data del 18 luglio come ultimo appuntamento. Il mio assistito mi aveva preannunciato che non avrebbe aspettato fino a quella data, ma avevo cercato di confortarlo e rassicurarlo, promettendogli che sarebbe stato l’ultimo rinvio”.
‘avvocata ha anche rivolto un appello al garante dei detenuti, ma non ha ricevuto risposta. “Ho tentato di accelerare i tempi, rivolgendomi anche al garante dei detenuti, ma tutto ciò è stato inutile”, ha concluso l’avvocata. “Mi sento fortemente affranta e delusa, come donna e come avvocata, tutti i miei tentativi di aiutare Giuseppe si sono rivelati inutili”.
La morte di Santoleri ha portato alla luce le difficoltà e le inadeguatezze del sistema carcerario italiano, in particolare per quanto riguarda le lungaggini processuali e le condizioni di detenzione. La denuncia dell’avvocata Federica Di Nicola è un appello affinché vengano prese misure concrete per garantire il rispetto dei diritti umani dei detenuti e per prevenire tragedie simili in futuro.
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