“Super Proteina per una Memoria da Elefante: Scopri di Cosa si Tratta”

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Ultimo aggiornamento il 15 Novembre 2023 by Redazione

Super memoria grazie a una proteina ingegnerizzata ‘made in Italy’

Un team di neuroscienziati italiani ha sviluppato una proteina ingegnerizzata che potrebbe migliorare la memoria. I ricercatori della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, Campus di Roma e della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs hanno modificato geneticamente una molecola chiamata Limk1, che svolge un ruolo chiave nella memoria. Hanno aggiunto un “interruttore molecolare” che può essere attivato da un farmaco chiamato rapamicina, noto per i suoi effetti anti-aging sul cervello.

Lo studio, pubblicato su ‘Science Advances’, è stato finanziato dal ministero della Università e ricerca, dalla Fondazione Americana Alzheimer’s Association e dal ministero della Salute. I ricercatori sperano che questa scoperta possa migliorare la comprensione dei meccanismi della memoria e portare a nuove soluzioni per le patologie neuropsichiatriche.

I ricercatori hanno testato questa terapia genica su animali di laboratorio con problemi di memoria legati all’età. Hanno modificato la proteina Limk1 e l’hanno attivata con la rapamicina. I risultati sono stati sorprendenti, con un significativo miglioramento della memoria. La Limk1 è coinvolta nella formazione delle spine dendritiche, che sono importanti per l’apprendimento e la memoria.

La memoria è un processo complesso che coinvolge modifiche alle connessioni tra neuroni. La proteina Limk1 svolge un ruolo cruciale in queste modifiche. Gli scienziati hanno voluto controllare la funzione di questa proteina e hanno utilizzato la rapamicina come “interruttore molecolare”. Questo approccio chemogenetico potrebbe aprire nuove strade nella ricerca e nella terapia delle malattie neurologiche.

I ricercatori intendono testare questa terapia su modelli sperimentali di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Saranno necessari ulteriori studi per confermare l’efficacia di questo trattamento negli esseri umani. Tuttavia, questa scoperta potrebbe rappresentare un importante passo avanti nella lotta contro le malattie della memoria.

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