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Taranto: la Corte d’Appello annulla la condanna dei vertici ex Ilva, processo si sposta a Potenza

L’ultimo capitolo della vicenda giudiziaria legata all’ex Ilva di Taranto segna un nuovo scenario legale, con la Corte di Assise di Appello che ha annullato la sentenza di primo grado e ha disposto lo spostamento del processo a Potenza. Questa decisione coinvolge i membri della famiglia Riva e altri soggetti accusati di aver contribuito a uno dei disastri ambientali più gravi della storia italiana, suscitando reazioni contrapposte nell’opinione pubblica e tra gli attivisti ambientalisti.

L’annullamento della sentenza di primo grado

Un processo sotto i riflettori

Il 31 maggio 2021, la Corte di Assise di Taranto aveva condannato diversi rappresentanti dell’ex Ilva, tra cui i fratelli Fabio e Nicola Riva, per il loro ruolo nell’inchiesta ‘Ambiente Svenduto‘. L’indagine ha messo in luce la grave situazione ambientale generata dalla gestione dello stabilimento siderurgico, ma ora, la stessa Corte di Assise di Appello ha annullato tale sentenza. L’impianto della difesa ha sostenuto che i giudici di primo grado non avessero la serenità necessaria per emettere un verdetto imparziale, ritenendo di essere essi stessi parti offese della questione oggetto di processo.

La decisione ha aperto nuovi scenari sul futuro dell’inchiesta, trasferendo la competenza del caso alla Corte di Appello di Potenza. Questo spostamento potrebbe ridisegnare il quadro giuridico e aumentare le speranze di una difesa che ha sempre contestato le accuse, riflettendo la complessità e le implicazioni di un processo che coinvolge non solo individui, ma la salute di una intera comunità.

Le preoccupazioni della comunità

Il passaggio del processo a Potenza solleva interrogativi sull’impatto che avrà sulla comunità di Taranto, già segnata da anni di problemi legati all’inquinamento industriale. Le preoccupazioni sono palpabili tra i residenti, che hanno vissuto in prima persona gli effetti del disastro ambientale, con tassi di malattie e mortalità superiori alla media nazionale. La decisione di oggi non rappresenta solo un cambiamento procedurale, ma un ulteriore capitolo di una storia che si trascina da troppo tempo, senza che le responsabilità siano state chiaramente determinate.

Reazioni all’annullamento della sentenza

Le parole di Angelo Bonelli

Angelo Bonelli, portavoce nazionale di Europa Verde, ha espresso il suo sconcerto in merito alla decisione della Corte d’Appello. Nella sua dichiarazione, ha sottolineato l’importanza dell’assegnazione della responsabilità per i danni ambientali e le conseguenze sulla salute pubblica. “L’inquinamento è stata un’invenzione? Morti e malattie non hanno responsabilità? Questa non è giustizia,” ha dichiarato Bonelli, evidenziando la gravità della situazione che ha colpito la regione. Con il 93% della diossina e il 67% del piombo prodotti in Italia rilasciati nell’area di Taranto, la questione dell’inquinamento diventa cruciale non solo per la salute dei cittadini, ma per la reputazione dello Stato in materia di protezione ambientale.

Un trauma che perdura

La nota da parte di Bonelli prosegue affermando che la sentenza di oggi rappresenta un duro colpo per una città che ha già subito pesantemente le conseguenze di scelte sbagliate. “Questa situazione ambientale drammatica spinse l’autorità sanitaria a vietare il pascolo entro un raggio di 20 km dal polo siderurgico,” ha osservato, segnalando la gravità del contesto in cui si muove la comunità. I dati epidemiologici forniti dall’Istituto Superiore di Sanità confermano un legame fra inquinamento e malattie, creando un quadro allarmante che non può essere ignorato.

Attraverso l’annullamento della sentenza, la Corte non solo riapre il dibattito sulla giustizia in questa vicenda, ma innesca un’ulteriore riflessione sulla responsabilità sociale e morale di proteggere l’ambiente e la salute pubblica. L’attenzione ora si sposta su Potenza, dove ci si aspetta che il nuovo processo possa fare chiarezza su una questione che ha devastato troppe vite.

Redazione

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