Testimone carabiniere sul naufragio a Cutro: processo in corso

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Testimone carabiniere sul naufragio a Cutro: processo in corso - avvisatore.it

Ultimo aggiornamento il 23 Gennaio 2024 by Redazione

Processo a Crotone per il naufragio di un’imbarcazione con 94 vittime

Il processo in corso a Crotone, presso il Tribunale presieduto da Edoardo D’Ambrosio, riguarda il naufragio di un’imbarcazione avvenuto il 26 febbraio dello scorso anno a Cutro, con la tragica morte di 94 persone, tra cui 35 minori. Tre scafisti, il turco Sami Fuat di 50 anni e i pakistani Khalid Arslan di 25 anni e Ishaq Hassnan di 22, sono accusati di naufragio colposo, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte in conseguenza di quest’ultimo reato. Un quarto imputato, il turco Gun Ufuk di 38 anni, ha scelto il rito abbreviato e il processo davanti al Gup inizierà il 7 febbraio.

La testimonianza del vicebrigadiere dei carabinieri

Durante il processo, il vicebrigadiere dei carabinieri Gianrocco Tievoli ha fornito una testimonianza straziante sulla tragedia. “Non appena siamo giunti sul posto, ci siamo resi subito conto della gravità di quanto era accaduto ed abbiamo iniziato a tirare fuori dal mare decine di corpi senza vita”, ha dichiarato. Tievoli è stato il primo rappresentante delle forze dell’ordine ad arrivare sul luogo del naufragio. Ha descritto come, nonostante le condizioni buie, siano riusciti a recuperare i primi cadaveri dall’acqua e a salvare alcune persone ancora vive. “Ci siamo tuffati in acqua insieme ad un collega ed abbiamo aiutato una ventina di persone a mettersi in salvo”, ha aggiunto.

Indagini sulla tempistica dell’intervento di soccorso

Durante la deposizione del vicebrigadiere Tievoli, sono emerse domande riguardo alla tempistica dell’intervento di soccorso. La Procura della Repubblica di Crotone ha aperto un secondo fascicolo su questo argomento, che dovrebbe essere concluso entro il primo anniversario della tragedia. Tievoli ha spiegato che, quando sono stati avvisati, erano impegnati in un altro servizio a Rocca di Neto, a circa cinquanta chilometri di distanza, e hanno impiegato circa tre quarti d’ora per raggiungere il luogo del naufragio. Nessuno li aveva avvertiti di un imminente sbarco di migranti. “Appena ci siamo resi conto della gravità della situazione, abbiamo chiesto rinforzi, che sono arrivati circa 40 minuti dopo”, ha affermato il vicebrigadiere.

Questo processo a Crotone è un triste ricordo di una delle tante tragedie legate all’immigrazione clandestina nel Mediterraneo. Le testimonianze dei sopravvissuti e dei soccorritori sono fondamentali per far luce su quanto accaduto e per cercare di prevenire futuri incidenti. Speriamo che la giustizia venga fatta e che si possano trarre insegnamenti da questa terribile esperienza.

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