Un’altra giornata di dolore e sconforto nel Mediterraneo, teatro di continui naufragi e perdite di vite umane. La nave ong Geo Barents di Medici senza frontiere, impegnata in missioni di soccorso in area Sar libica, ha recuperato i corpi senza vita di 11 migranti, vittime dell’ennesimo naufragio. Dopo l’autorizzazione del ministero dell’Interno, le salme verranno sbarcate a Lampedusa, la maggiore isola delle Pelagie, dove una motovedetta della guardia costiera provvederà al trasbordo.
La Geo Barents, con i suoi 11 corpi recuperati e 165 persone a bordo, non è in grado di attraccare direttamente al porto di Lampedusa a causa delle sue dimensioni. Per questo motivo, sarà impiegata una motovedetta della guardia costiera per eseguire il trasbordo delle salme. Questa operazione delicata e necessaria avverrà nelle prossime ore, permettendo così alle autorità competenti di procedere con le indagini e le pratiche burocratiche necessarie.
Una volta completato il trasbordo, la Geo Barents proseguirà il suo viaggio verso il porto sicuro assegnato di Genova, dove gli altri 165 passeggeri a bordo potranno ricevere assistenza e supporto.
corpi senza vita dei migranti sono stati avvistati ieri, dopo l’ennesimo naufragio, dall’aereo Seabird di Seawatch. La Geo Barents, che si trovava in zona dopo aver soccorso due imbarcazioni, è stata autorizzata al recupero dei cadaveri.
Questo episodio si aggiunge alla lunga serie di tragedie migratorie che hanno luogo nel Mediterraneo, dove le persone disperate cercano di raggiungere le coste europee in cerca di una vita migliore. Purtroppo, i viaggi in mare aperto su imbarcazioni precarie e sovraccariche spesso si concludono con esiti tragici, come nel caso di questi 11 migranti che hanno perso la vita.
La Geo Barents, insieme ad altre navi ong, continua a svolgere un ruolo fondamentale nel soccorso dei migranti in difficoltà nel Mediterraneo. Le loro missioni, spesso complesse e rischiose, sono essenziali per salvare vite umane e offrire supporto alle persone più vulnerabili.
La situazione nel Mediterraneo rimane critica e richiede una maggiore cooperazione internazionale per affrontare il problema alla radice, garantendo percorsi sicuri e legali per chi cerca rifugio e protezione in Europa. Solo attraverso uno sforzo congiunto e solidale sarà possibile prevenire ulteriori tragedie come questa e offrire un futuro migliore a chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà.
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